Attualità
Luca Gramazio: l'amico di Casapound accusato di essere il collegamento tra mafia e politica
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-06-04
“Il consigliere svolge un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo munus publicum e il suo ruolo politico”, scrive il GIP. Le amicizie con gli estremisti e l’accusa sulle preferenze
“Luca Gramazio svolge un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo munus publicum e il suo ruolo politico”. Così scrive il gip del tribunale di Roma, Flavia Costantini, in un passo dell’ordinanza di custodia cautelare per il consigliere regionale di Forza Italia e le altre persone coinvolte nella seconda tranche dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’. Gramazio nel “sodalizio criminale dell’associazione, che può ricondursi al capitale istituzionale di Mafia Capitale: quel sistema di relazioni con uomini politici, apparati burocratici, soggetti appartenenti a vario titolo alle istituzioni, che costituiscono il contatto privilegiato dell’organizzazione con il mondo di sopra”.
LUCA GRAMAZIO: L’AMICO DI CASAPOUND ACCUSATO DI ESSERE IL COLLEGAMENTO TRA MAFIA E POLITICA
L’esponente politico rappresenta “un collegamento che, sul piano politico, si traduce nella costruzione del consenso necessario ad assecondare gli affari del sodalizio; sul piano istituzionale, si materializza in iniziative formali e informali intese per un verso a collocare nei plessi – sensibili per l’organizzazione – dell’amministrazione pubblica soggetti graditi, per altro verso nell’orientare risorse pubbliche in settori nei quali il sodalizio, in ragione del capitale istituzionale di cui dispone, ha maggiori possibilità di illecito arricchimento”. Per il gip elabora “insieme ai vertici dell’organizzazione le strategie di penetrazione della pubblica amministrazione”. E mazzette per oltre 100mila euro sarebbero state versate a Luca Gramazio secondo gli inquirenti della Procura di Roma dal gruppo guidato da Massimo Carminati. In particolare nella contestazione presente nell’ordinanza del gip Costantini si spiega che il consigliere regionale avrebbe avuto “98mila euro in contanti in tre tranches ( 50.000-28.000-20.000)”; ma anche “15mila euro con bonifico per finanziamento al comitato Gramazio”. Inoltre anche per “l’assunzione di 10 persone, cui veniva garantito nell’interesse di Gramazio uno stipendio; la promessa di pagamento di un debito per spese di tipografia”. A carico di Gramazio jr è ipotizzata “l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso indicata al capo 23)”. Il giudice ricorda che Gramazio, prima consigliere comunale al Comune di Roma poi Consigliere Regionale alla Regione Lazio, pone al servizio dell’organizzazione le sue qualità istituzionali, “svolge una funzione di collegamento tra l’organizzazione la politica e le istituzioni, elabora, insieme a Testa, Buzzi e Carminati, le strategie di penetrazione della Pubblica Amministrazione, interviene, direttamente e indirettamente nei diversi settori della Pubblica Amministrazione di interesse dell’associazione”. Luca Gramazio, figlio di Domenico, detto Mimmo o il pinguino, era un consigliere amico dell’estremismo nero della Capitale e intratteneva rapporti in particolar modo con Casapound. In un’intervista all’Unità che risale al 2009 dai banchi della maggioranza rivendicava di aver appena ottenuto il patrocinio del Comune per la prossima iniziativa di Casapound: una serata sul piano regolatore con Gramazio tra gli ospiti. E in nome di Casapound si preparava a dare battaglia con una delibera sulla casa che «garantisca l’italianità». E in questa intervista all’Espresso Gramazio parlava della sede da assegnare a Iannone e compagnia.
CHI È LUCA GRAMAZIO
Nella prima ordinanza che scoperchiava la pentola di Mafia Capitale uno dei nomi chiave era proprio quello di Gramazio. E il sospetto è che Mafia Capitale ne abbia pilotato (o per lo meno aiutato) l’elezione alla Regione del 2013, quando il figlio del senatore Domenico, una vita tra MSI ed Alleanza Nazionale, fece il botto raggranellando oltre diciottomila preferenze. Gramazio era all’epoca indagato sulla base dell’articolo 100 del Testo unico elettorale, che punisce chiunque “con minacce e violenza” turbi “il regolare svolgimento”del voto e pure chi “forma falsamente” o “altera” liste, schede o altro materiale elettorale. Il secondo comma è quello decisivo. Vediamo perché.
LUCA GRAMAZIO E I BROGLI ELETTORALI DI MAFIA CAPITALE
«E’ davvero un momento orribile. Non posso che essere dispiaciuto per quanto sta avvenendo in questi giorni, innanzitutto verso la mia famiglia e poi per tutti coloro che mi sostengono e che quotidianamente mi sono vicini. Davvero, non faccio parte di nessun sistema. Mi posso rimproverare mille cose, ma non ho nulla da eccepire sulla mia condotta. Sono tranquillo e quindi, naturalmente, resto a disposizione degli inquirenti»: questa la dichiarazione di Luca Gramazio pubblicata sul suo profilo Facebook qualche giorno dopo la notizia dell’avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine su Mafia Capitale. Sul profilo del politico si parla solo della solidarietà di Forza Italia (di cui era capogruppo in Regione), ma le parole sull’inchiesta scarseggiano. Ieri durante Piazzapulita un servizio a firma di Antonino Monteleone vedeva il giornalista alla disperata ricerca del politico, e del padre, per un confronto sulle accuse. Senza successo. La prima volta in cui Gramazio viene chiamato in causa nell’ordinanza del GIP è quando si racconta della giubilazione di Mancini e della sua sostituzione con un altro referente. Ovvero, secondo chi parla, proprio Gramazio.
Nella conversazione con il BRUGIA, il CARMINATI, aggiungeva anche che, al momento, gran parte delle funzioni svolte dal MANCINI, erano state trasferite a “l’amico mio” “che sta al comune”, che, come si vedrà più avanti, si identifica in GRAMAZIO Luca,capogruppo PDL al consiglio comunale, il quale, unitamente a TESTA Fabrizio, si stava occupando in prima persona dell’aggiudicazione degli appalti pubblici in favore dell’organizzazione per il compimento dei quali era già stato individuato un imprenditore membro del gruppo:
GAGLIANONE Agostino inteso Maurizio: “prendono appalti.. poi passano le delibere…i primi de gennaio pigliamo.. incarichiamo Maurizio (GAGLIANONE Agostino ndr) ..c’ho parlato l’altra sera.. lui è pronto..”
Riccardo: vabbè ma i lavori ce l’ha passati quello là?
Massimo: si, si.. lo segue Gioia ..mo passa le delibere, mo, non.. non c’ho..non sono più roba sua adesso, mo’ non decide più lui mo’ de.. ce ..ce l’ha…l’amico mio insieme a Fabrizio Testa.. che sta al comune.. passa al comune e poi.. prendono appalti.. poi passano le delibere……i primi de gennaio pigliamo.. incarichiamo Maurizio.. già mi ha detto ci so andato…….c’ho parlato l’altra sera.. lui è pronto ..lui..
Come si vedrà meglio più avanti il “subentro” di GRAMAZIO Luca e di TESTA Fabrizio nella gestione degli appalti in favore dell’organizzazione criminale, era stato necessitato dal coinvolgimento del MANCINI in diverse inchieste giudiziarie che infatti, dopo poco tempo, il 24.01.2013, lo costringevano a rassegnare le proprie dimissioni anche da Amministratore Delegato dell’EUR S.p.A..
Ma il punto riguardava l’elezione di Gramazio in Regione. Proprio per le urne del 2013 Gramazio è indagato in concorso con altri da identificare perché produceva schede elettorali false, nel febbraio 2013: il sospetto, secondo gli inquirenti, è che siano state usate schede stampate in esubero rispetto al necessario. Alla base della convinzione dei magistrati c’è una conversazione del 2 febbraio 2013 tra Gramazio e una persona non identificata. Mentre parla con questa persona,Gramazio chiama Simone Foglio , consigliere Pdl all’VIII Municipio. E così gli inquirenti possono ascoltare quanto Gramazio dice al suo vicino: “Finite le operazioni di voto … le urne vanno in alcune sedi dove vengono contate, tutto, non si tratta della classica operazione di controllo delle schede … quello c’abbiamo ancora il tempo per fare degli inserimenti”. Poi Gramazio conclude: “Ce provo… se stiamo in tempo la metto”.
LE NOMINE IN AMA DI MAFIA CAPITALE
Nell’ordinanza però non c’è solo questo. Si racconta infatti dell’approdo dell’avvocato Berti nel consiglio di amministrazione di AMA, una nomina che interessava la banda di Carminati e Buzzi, e che viene pilotata attraverso la scelta di nomi che dovrebbero poi essere utilizzati come referenti dell’organizzazione. A occuparsi della storia è proprio Gramazio:
Luca GRAMAZIO, il 21.11.2012, alle 09:20120, contattava Fabrizio TESTA ed esordiva: “lassù qualcuno ci ama…” precisando: “…oggi ci siamo… alle 18:30 aggiornati per chiudere… per chiudere il quadro io ho avuto un sostanziale sostegno da parte di tutti… di tutti sulla mia … sulla richiesta…su quella posizione che oggi non c’è più, del consiglio di amministrazione… poi dovremmo decide insieme il nome insomma… poi ragioneremo su questo…”. Fabrizio TESTA confermava e ripeteva: “lassù qualcuno ci ama”, utilizzando in modo allegorico una declinazione del verbo amare per indicare l’acronimo dell’Azienda Municipalizzata Ambiente. GRAMAZIO ribadiva che nel pomeriggio ci sarebbe stato “…questo tipo di chiusura e andiamo..”.
Chiosano i magistrati: «E’ appena il caso di rilevare che, in questo come in altri casi, l’uso della prima persona plurale è il segno linguistico di una realtà metaindividuale, della quale entrambi gli interlocutori sono espressione, nel cui interesse i due operano. Una realtà metaindividuale della quale Carminati condivide interessi, finalità e metodi, posto che, come si evince dalla conversazione che segue, egli chiama Testa, attraverso utenze dedicate, per manifestargli la sua soddisfazione e per incoraggiarlo in vista dell’imminente nomina». Ma c’è di più. Il 23 luglio 2013 veniva documentato l’incontro, presso il ristorante Dar Bruttone, tra Luca Gramazio, il Senatore Domenico e Massimo CARMINATI, della cui organizzazione s’interessava Fabrizio Testa. Sempre del periodo delle elezioni invece è invece questo dialogo tra Michele Baldi, poi eletto nella lista di Zingaretti, e lo stesso Gramazio, riportato oggi dal Fatto:
Al telefono il 20 febbraio 2013 con tono scherzoso Baldi diceva: “Senti, visto che vai da Marione (Marione Corsi,speaker radiofonico, ndr), dove i tuoi colleghi vorrebbero pagare ma non ce vanno … Io a te, non a papà, a te … te posso chiedere un favore da leale? …Gli dici alla tua rete di scrutatori de rispettamme?”.E Gramazio assicura: “Cento per cento, stai tranquillo”. La familiarità di Gramazio con le trasmissioni di Mario Corsi è testimoniata anche dall’attività di indagine su MassimoCarminati, visto che il presunto boss si dà assai da fare per l’amico Luca. Scrivono gli inquirenti: “A proposito dell’appoggio da dare a Gramazio Luca per le prossime elezioni, giàemerso in numerose conversazioni telefoniche tra gli indagati, Carminati diceva ‘ho parlatocon quell’amico mio (CORSI Mario) per programmare qualche intervista in radio, le cose, mi ha detto che lui è a completa disposizione’”.
Alla fine Carminati esclamerà: «Sto con il più votato di tutta Roma», al telefono con Testa e riferendosi a Gramazio. Il quale scrisse insieme al padre Domenico una lettera al Fatto per difendersi dalle accuse. Era la fine del dicembre scorso.