Legge di stabilità, chi ci perde e chi ci guadagna

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-23

Come funziona per IMU e TASI su garage e cantine, cosa è successo a centri scommesse e al canone RAI e al bonus mobili. E le decisioni sulla pubblica amministrazione

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A una settimana dal suo annuncio a colpi di slide, arriva finalmente la prima bozza ufficiale della Legge di Stabilità 2016. E rispetto agli annunci il governo ha già fatto retromarcia su due punti: l’esenzione dall’IMU per gli immobili di lusso e il numero di centri scommesse. La manovra prevede misure per 26,5 miliardi, che secondo il governo diventeranno 29,5 miliardi se la Commissione europea consentirà all’Italia di aumentare il deficit del prossimo anno al 2,4 dal 2,2% del Pil per gestire l’emergenza immigrazione. L’aumento del rapporto deficit/Pil può garantire fino a 13 miliardi di coperture, cioè la differenza tra l’1,4% tendenziale e il 2,2% programmatico. I tagli alla spesa hanno un valore di circa 5,8 miliardi: il governo ha rinunciato a tagliare 4 miliardi di «tax expenditure», le agevolazioni fiscali.

Legge di stabilità, chi ci perde e chi ci guadagna

Andiamo a vedere il dettaglio partendo dalla vicenda dell’IMU e della Tasi. Finora per gli immobili delle categorie catastali A1, A8 e A9 era il Comune a fissare l’aliquota, all’interno di una forchetta compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%. Dall’anno prossimo si applica «l’aliquota nella misura ridotta dello 0,4%». Confermata la detrazione di 200 euro per ogni immobile, già prevista negli anni scorsi. Mentre la Tasi non sarà più dovuta, come per tutte le prime case. La Tasi sulle prime case, di lusso e no, non si pagherà nemmeno sulle pertinenze, come box e garage, a differenza di quanto annunciato all’inizio. L’aumento dello 0,8 per mille sulle seconde case, invece, resta possibile solo per quei Comuni che hanno fatto questa scelta già per il 2015, come Milano e Roma. Anche se ci sono dubbi di costituzionalità su questa norma, come sullo stop generale alla possibilità per gli enti locali di alzare le imposte. Sul canone Rai precisa oggi il Corriere della Sera:

Dovrà pagarlo solo chi ha una televisione o una radio. La precisazione — dopo la ridda di indiscrezioni di questi giorni — è arrivata ieri dal sottosegretario con delega alle Comunicazioni del ministero dello Sviluppo Antonello Giacomelli. Per il resto l’impianto originario viene confermato: il canone Rai dal 2016 viene ridotto a 100 euro (dai 113 di quest’anno), verrà messo in bolletta e verrà corrisposto in sei rate da 16,6 euro. L’esecutivo — con la scelta di aggiungerlo in bolletta elettrica tramite una voce esplicitamente segnalata — intende ridurre l’evasione fiscale aumentando il gettito per l’erario, che secondo alcune stime dovrebbe attestarsi sui 2,5 miliardi di euro. Ecco perché per i primi tre anni le eventuali maggiori entrate resteranno all’erario per essere destinate al fondo per la riduzione della pressione fiscale. «Pagare meno, pagare tutti», ne è stata la ragione ispiratrice.

Sempre il Corriere aggiorna sul bonus mobili:

Lo sconto fiscale per l’acquisto di mobili da parte delle giovani coppie sarà utilizzabile anche dai semplici conviventi e non solo dalle coppie regolarmente sposate, come nelle precedenti versioni. Sarà richiesta una convivenza «more uxorio» da almeno tre anni. E almeno una delle due persone nella coppia deve avere meno di 35 anni. Non sarà necessario legare l’acquisto dei mobili a lavori di ristrutturazione della casa, come avveniva in passato. Sarà sufficiente un contratto di acquisto per un immobile da utilizzare come prima casa. La detrazione, da ripartire in 10 quote annuali, spetta nella misura del 50% delle spese sostenute, su un ammontare massimo di 8 mila euro.

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Le ristrutturazioni edilizie e lo sconto nella Legge di Stabilità (Il Sole 24 Ore, 19 ottobre 2015)

I conti della Pubblica Amministrazione

Intanto la porta per entrare a lavorare nella Pubblica Amministrazione si chiude quasi del tutto. Per il turnover resta un margine del 25%: ciò vuol dire che per le nuove assunzioni si potrà spendere non più di un quarto della spesa dell’anno fatta l’anno prima e sarà così non solo per il 2016, ma anche per il 2017 e il 2018. Una stretta sul turnover nella P.A. era attesa e già contenuta nella prime bozze della legge di Stabilità. Ma se prima si parlava di un intervento mirato e comunque di limature ora, stando all’ultimo testo in circolazione, c’è uno stop deciso che riduce in modo netto gli spazi rispetto all’ultima rimodulazione contenuta nel dl Madia del 2014. Il Governo si appresta anche a rivedere i tetti per gli stipendi dei manager delle partecipate, con la definizione di tre fasce e fatto salvo il limite massimo dei 240 mila euro annui. L’intervento più forte è senz’altro sul turnover, che doveva salire al 60% il prossimo anno, all’80% nel 2017 e tornare al rapporto ‘uno esce-uno entra’ nel 2018. Il limite riguarda tutta la P.A centrale mentre per gli enti locali si parla solo del biennio 2017-2018 (sempre con il tetto del 25%) mentre nulla si dice sul 2016. Restano esclusi dal blocco il personale militare, le forze di polizia, i magistrati e i diplomatici. Seguiranno un binario diverso le assunzioni dei dirigenti, più generose con il ritorno a una capacità piena nel 2018. Quanto alle partecipate, saranno messi a punto nuovi massimi per gli stipendi di chi siede nei cda. A definirli sarà un decreto del Mef, da emanare entro il 30 aprile, che dividerà le società, fanno eccezione le quotate, in tre diverse classi, tenendo conto di indicatori quantitativi e qualitativi. Insomma il fronte P.A. ha riservato sorprese passando da una bozza all’altra ed ovviamente non sono esclusi ulteriori ritocchi nel testo che sarà trasmesso alla Camere. Tra le novità dell’ultima bozza anche il ritorno della cifra dei 300 milioni di euro per il rinnovo del contratto. Il valore corrisponde a quello dichiarato dal premier Matteo Renzi in occasione della conferenza sulla manovra e poi tagliato a 200 milioni nelle tabelle che riassumevano gli impegni.

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