Le buste sospette indirizzate a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-13

Gli investigatori della Digos di Roma, intervenuti sul posto, hanno subito notato analogie con i plichi inviati a Repubblica, che nei giorni scorsi hanno spinto il pm romano Sergio Colaiocco ad aprire un’indagine per minacce e procurato allarme

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Dopo quelle al fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari arrivate negli ultimi undici giorni nella sede centrale del quotidiano a Roma, e dopo missive del tutto simili recapitate al segretario del PD Nicola Zingaretti e alla senatrice Emma Bonino, anche Giorgia Meloni è destinataria di buste sospette. Ieri, presso la sede romana di Fratelli d’Italia in via della Scrofa, sono state consegnate sei lettere per la presidente del partito. Scrive oggi Repubblica:

I mittenti, come nei precedenti episodi, sono stranieri: le lettere arrivano dall’estero attraverso servizi di posta aerea e gli indirizzi sembrano essere, anche questa volta, fasulli. Gli artificieri della Polizia e i Vigili del fuoco del Nucleo anti contaminazione radioattiva, chimica e batteriologica hanno preso in consegna le sei lettere. Al loro interno avevano degli involucri di plastica sigillati: non sono stati aperti, ma l’esame visivo e tattile ha permesso di stabilire che, ancora una volta, si tratta di polvere.

Come da protocollo, sono state portate all’ospedale Spallanzani per escludere la presenza di sostanze esplosive o radioattive, poi verranno mandate al laboratorio di Foggia per accertarne la natura. È probabile che si tratti di stupefacenti.

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Una delle sei buste con sospetto materiale organico granulare inviate a Eugenio Scalfari (La Repubblica, 5 febbraio 2020)

Gli investigatori della Digos di Roma, intervenuti sul posto, hanno subito notato analogie con i plichi inviati a Repubblica, che nei giorni scorsi hanno spinto il pm romano Sergio Colaiocco ad aprire un’indagine per minacce e procurato allarme. I mittenti sono al vaglio degli agenti dell’Interpol, che hanno chiesto collaborazione alle autorità tedesche, francesi e inglesi.

È un mese che Repubblica, i suoi lavoratori e il direttore Carlo Verdelli, sono oggetto di intimidazioni e di esplicite minacce di morte, pubblicate su profili Twitter anonimi e, in un caso, arrivate tramite una lettera cartacea scritta dal presunto gruppo “I Calabroni con il pungiglione avvelenato”, sedicente sostenitore di Matteo Salvini.

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