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Le accuse a Marco Petrini: corruzione in cambio di sesso, soldi e gamberoni
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-01-16
Nell’atto di accusa della procura di Salerno nei confronti di Marco Petrini, magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro, ci sono mazzette, prestazioni sessuali estorte a una giovane avvocata, vestiti Trussardi e maglioncini Richmond ma anche vassoi di gamberoni, merluzzetti e champagne
Mazzette, prestazioni sessuali estorte a una giovane avvocata, vestiti Trussardi e maglioncini Richmond ma anche vassoi di gamberoni, merluzzetti e champagne: nell’atto di accusa della procura di Salerno nei confronti di Marco Petrini, magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro, c’è molto per sostanziare l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Appena il suo nome era comparso in un’inchiesta della Dda di Catanzaro, il procuratore Nicola Gratteri ha trasmesso le carte alla Procura di Salerno competente per le inchieste sui magistrati calabresi.
Le accuse a Marco Petrini: corruzione in cambio di sesso, soldi e gamberoni
Scrive oggi Il Fatto in un articolo a firma di Lucio Musolino che nel blitz sono state arrestate altre 8 persone tra cui due avvocati, Francesco Saraco e Maria Tassone detta “Marzia”. Quest’ultima è stata filmata e intercettata della Guardia di finanza mentre aveva rapporti sessuali con il magistrato. E naturalmente nella vicenda non potevano mancare i cappuccetti:
Momenti di piacere alternati a altri più seri in cui la Tassone riceveva suggerimenti su istanze e ricorsi che poi venivano accolti. Tangenti sessuali e tangenti in denaro e altre utilità. Sullo sfondo c’è la massoneria. “Pino è ‘fratello’nostro?” “Si. È dell’Opus dei. Apposta, hai capito o no?”.“Mariù, non ti preoccupare, ce la caviamo”. Pino è Giuseppe Tursi Prato, l’ex consigliere regionale. Nel 2017 ha presentato ricorso per riottenere il vitalizio che gli era stato revocato dopo la con danna per concorso esterno con la ’ndrangheta.
“Mariù ”, invece, è Emilio Santoro detto “Mario”. Si tratta di un medico in pensione ed ex dirigente dell’Asp, diventato il “motore” di un sistema per entrare in contatto con il magistrato. Mario Santoro, infatti, svolgeva il fondamentale ruolo di trait d’union fra i corruttori e Petrini”, con cui il medico intrattiene “relazioni di intensa frequentazione e stretta confidenzialità”.
Il magistrato Petrini “ha fatto mercimonio delle sue funzioni giudiziarie”. Per il gip di Salerno non ci sono dubbi: il pericolo di inquinamento probatorio è alto e l’unico posto per il magistrato Petrini è il carcere per “la sua abituale inclinazione ad accedere a proposte corruttive”.
Marco Petrini e Maria Tassone detta Marzia
Secondo l’accusa, Petrini avrebbe aiutato l’avvocata Tassone in diversi procedimenti, compreso uno dove la professionista assisteva un imputato di duplice omicidio, in cambio di «favori sessuali» documentati almeno due volte dalle videoriprese. E sono addirittura sedici i rapporti intrattenuti in ufficio con un’altra avvocata, a sua volta indagata per corruzione ma per la quale non è stata chiesta misura cautelare, dalla quale il giudice ottenne anche 4 mila euro in contanti, consegnati sempre in ufficio. Racconta Repubblica nell’articolo a firma di Alessia Candito e Dario Del Porto:
Una terza avvocata sarà interrogata nei prossimi giorni nell’ambito di un diverso filone. Sullo sfondo, una situazione di «sofferenza bancaria» che vedeva il magistrato costantemente in difficoltà economiche. L’episodio centrale riguarda il tentativo dell’ex consigliere regionale Tursi Prato di cancellare la revoca del vitalizio (più di 150 mila euro incassati per il periodo 2008-2014) scattato dopo una condanna per concorso in associazione mafiosa. Attraverso un medico in pensione, Emilio Santoro detto Mario, adesso in carcere, veniva contattato il giudice Petrini. In cambio del suo interessamento, il magistrato avrebbe ricevuto soldi, un bracciale tipo “Tennis” del valore di 1.600 euro, confezioni di gamberi e la promessa di altri favori, come la consegna di un box del valore di 15 mila euro
Nei giorni scorsi al processo contro il clan Soriano di Filandari, a Vibo Valentia, il giudice Petrini aveva rigettato la richiesta della pubblica accusa di ascoltare un collaboratore di giustizia. Molti esponenti della cosca sono difesi in quel processo dall’avvocato Marzia Tassone, che gli inquirenti indicano come «l’amante stabile» del giudice Petrini. Scrive oggi il Corriere che in qualità di presidente della commissione provinciale tributaria, il giudice Petrini, dopo aver aggiustato le sentenze che interessavano alle avvocate Marzia Tassone e Palma Spina, «intratteneva relazioni sessuali abituali con entrambe» negli uffici della commissione provinciale di Catanzaro.G li incontri sono stati filmati dai finanzieri.
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