La denuncia del CAF: ecco chi lavora in nero e prende il reddito di cittadinanza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-30

Su Facebook c’è chi fa senza nomi degli esempi che riguardano persone che si sono servite del suo CAF per percepire il sussidio: «È un bravo muratore. A nero lavora con un architetto. Gli passa una ventina di lavori ad opera chiusa all’anno. Prende il reddito di cittadinanza»

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Domenico Lopresto, che gestisce un Caf a Secondigliano e rappresenta l’Unione degli inquilini, sta raccontando da qualche tempo sul suo profilo Facebook le truffe del reddito di cittadinanza a chi lavora in nero.

La denuncia del CAF: ecco chi lavora in nero e prende il reddito di cittadinanza

Su Facebook Lopresto fa senza nomi degli esempi che riguardano persone che si sono servite del suo CAF per percepire il reddito di cittadinanza: «È un bravo muratore. A nero lavora con un architetto. Gli passa una ventina di lavori ad opera chiusa all’anno. Prende il reddito di cittadinanza». E ancora: «È a nero in uno scasso e prende 250 euro a settimana, ha moglie, non ha figli. Vive in un alloggio popolare, ha preso 900 euro (compresi gli arretrati) per il reddito di cittadinanza». E va anche nello specifico: «Con lui lavora a nero un bravo idraulico ed elettricista. Li paga bene e pretende lavori eseguiti ad opera d’arte. Lavora anche lui e guadagna bene. Prende il reddito di cittadinanza».

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La storia è più lunga anche per l’altro percettore di RDC: «Arrotonda lo stipendio vendendo a nero piccoli ricambi usati di auto ( ruote, tergicristallo,ecc) con il consenso di “masto”. Paga di affitto 20 euro al mese, sta in canone sociale. La corrente elettrica nemmeno sa come si paga. Mi dice ” Mimmo se ti serve qualche pezzo di ricambio per la tua auto chiedimelo,te lo porto subito”».

I controlli su lavoro nero e reddito di cittadinanza

Lopresto spiega di non poter fare nomi ma parla dei controlli che dovrebbero arrivare nei confronti dei percettori del reddito. Spiega oggi Il Mattino che le sanzioni volute dalla legge sono pesanti, pesantissime e arrivano a prevedere anche l’autodenuncia del lavoro nero. È scritto nell’articolo 7 del decreto legge: «L’omessa comunicazione di variazione del reddito, anche qualora derivante dallo svolgimento di attività lavorativa irregolare, al fine di evitare la revoca del beneficio è punita con le medesime sanzioni di cui al comma». Un paradosso, ma chi trasgredisce può essere punito con una pena che arriva anche a sei anni di reclusione.

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All’Inps di Napoli fino a Pasqua sono arrivate più di 100mila domande, ma al netto dei duplicati ne sono rimaste 80mila, 52mila sono state accolte, 12mila non sono state ancora elaborate e 16mila sono state respinte. In tutta la Regione ne sono arrivate 160.333, un record assoluto visto che in tutto il Paese ne sono state avanzate 946.569. Gestire i controlli, dunque non sarà facile, tanto che lo stesso governo ha previsto nuove assunzioni per rafforzare le ispezioni.

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