La truffa del San Daniele DOP

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-18

Chiusa l’inchiesta a Pordenone: 65 indagati. A Torino altri 200 sotto accusa per salumi “di origine non protetta”

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Il prosciutto San Daniele DOP è sotto inchiesta a Pordenone. E l’accusa è di truffa. Non solo: la procura di Pordenone ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio, racconta oggi Il Fatto Quotidiano:

L’inchiesta, cominciata nell’e sta te 2016, è stata conclusa con ben 103 indagati: 62 persone, 25 imprese e sedici posizioni stralciate e inviate ad altre procure. Tra i 65 indagati ci sonoallevatori, responsabili e impiegati delmacello di Aviano, gestori di prosciuttifici e ispettori del Consorzio di tutela presunti complici. Nel corso d el l’inchiesta sono stati sequestrati 270mila prosciutti (il 10 per cento della produzione di San Daniele) per un valore di mercato di circa 27 milioni di euro.

IL SOSTITUTO procuratore Marco Brusegan, che coordina i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e salute(Nas), ipotizza anche una serie di truffe per ottenere contributi europei, reati fiscali e ambientali. Insomma, una maxi-inchiesta su un sistema di illegalità che ruota attorno alla produzione di prosciutti che sulla carta (e sull’etichetta) dovevano essere pregiati San Daniele Dop, ma erano di qualità inferiore perché non erano stati prodotti secondo i requisiti del disciplinare di produzione.

prosciutto san daniele dop

Questo regolamento non ammette l’utilizzo di cosce di maiali nati dal seme del Duroc danese. Con quei geni gli esemplari crescevano più rapidamente e con una carne più magra che stagionava in meno tempo. E così gli animali venivano abbattuti prima dei nove mesi previsti. Per questo i produttori si sarebbero accordati:

La prassi, però, si estendeva oltre il Friuli. Un’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto di Torino Vincenzo Pacileo e dal Nas, ha rilevato la diffusione in molti altri luoghi, tra cui l’area di produzione del prosciutto di Parma. Le due indagini sono “sorelle”na te dalla segnalazione dell’ispetto rato della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, organo del ministero delle politiche agricole e alimentari.

A Torino sono indagate quasi duecento persone, tra cui il tecnico di un centro genetico che aveva istituito questa “banca del seme”di Duroc danese venduto agli allevatori, moltissimi dei quali sono accusati di frode e falso per aver fatto nascere suini con dna “danese”:“Hanno spiegato che era il mercato a richiedere una carne di quel tipo –spiega l’avvocato Tom Servetto –, soprattutto i macelli e i prosciuttifici”.

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