Attualità
La fine della storia della Blue Whale in Italia
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-02-14
La procura di Milano sta per chiudere le tante inchieste aperte in seguito alle segnalazioni e denunce di famiglie su presunti casi di Blue Whale. Con una serie di archiviazioni
Sulla Blue Whale una notizia che non avrà forse la rilevanza che si merita. L’agenzia di stampa ANSA racconta che si va verso una serie di richieste di archiviazione per le tante inchieste aperte dalla Procura di Milano e derivanti da denunce di famiglie con figli adolescenti e di scuole su presunti casi legati al fenomeno della Blue Whale.
La fine della storia della Blue Whale in Italia
Segnalazioni che sono arrivate ai pm per una sorta di psicosi legata a quel presunto “gioco” via web, basato su un’escalation di prove fisiche, dall’origine incerta e di cui tanto si è parlato sui media nei mesi scorsi. Potrebbe arrivare a breve, invece, l’avviso di chiusura delle indagini, con le ipotesi di violenza privata e atti persecutori (stalking), sull’unico caso finora accertato, quello di una ventenne milanese (indagata) che sarebbe riuscita a convincere una dodicenne ad autoinfliggersi dei tagli e a inviarle fotografie sui social network.
Dal maggio scorso, quando il fenomeno della ‘Balena Blu’, che si diceva fossa nato in Russia, è esploso sui media, negli uffici della Procura milanese sono arrivate decine di segnalazioni da genitori e istituti scolastici che hanno chiesto agli inquirenti di indagare sui comportamenti autolesionistici di figli e studenti, sospettando che fossero manovrati da qualcuno in Rete. Ciò che per ora accomuna, però, i tanti fascicoli aperti nel giro di alcuni mesi è soprattutto la “psicosi” delle segnalazioni, mentre non sono stati trovati, allo stato, cosiddetti “curatori” della ‘Blue Whale’, se non in quel solo caso della ragazza milanese, venuto a galla lo scorso giugno.
La Blue Whale in Italia non c’è
All’epoca dello scoppio della psicosi le Iene avevano ricevuto una segnalazione che mette in correlazione il caso di un ragazzino di 15 anni che si è tolto la vita a Livorno gettandosi da un grattacielo ad inizio marzo 2017 con il gioco online. Secondo un compagno di scuola della vittima il ragazzo da qualche tempo
Secondo il racconto del compagno di classe la vittima si stava comportando seguendo le regole della lista. Non è chiaro però se lo stesse facendo in autonomia quindi senza il cosiddetto “tutor” o se anche in Italia ci sia una rete di gruppi e amministratori del gioco. Il punto è che molti dei comportamenti tenuti da quelle che vengono considerate le vittime del gioco sono simili a quelli di molti adolescenti (ad esempio guardare film horror o ascoltare musica “triste” qualsiasi cosa significhi). Allo stesso modo i comportamenti autolesionistici non sono una prerogativa di coloro che partecipano al Blue Whale né sono un segnale inequivocabile di istinti suicidi.
Il numero della Blue Whale e altre amenità
Giusto per dare una dimensione della situazione disperata ma non seria, nel maggio 2017 circolava questo curioso messaggio che testualmente recita: “ATTENZIONE. nn rispondete se vi chiama il numero 051 604 1111 è della blue whale. FATE GIRARE”
Il commissariato di PS online dovette smentire:
Il messaggio in immagine è stato viralizzato sui social pur essendo privo di qualsiasi fondamento.
*CREATO DA QUALCHE BURLONE PUBBLICIZZANDO UNA UTENZA DI UN ESERCIZIO COMMERCIALE*. Collaboriamo tutti ad un’informazione di sensibilizzazione e prevenzione consapevole e mirata.
Al numero in realtà corrispondeva l’utenza di un supermercato che si trova a Castenaso in provincia di Bologna. A Roma invece alla base di una serie di segnalazioni della polizia c’era uno scherzo fatto a un compagno di classe. Anche la storia del ragazzo biondo che invitava a giocare su Whatsapp era una bufala. E questo è tutto, gente: ci vediamo alla prossima psicosi collettiva.