La decontribuzione per i nuovi assunti (anche al Sud) nel 2016

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-17

Un piano del governo per rendere strutturale la riduzione delle tasse alle imprese che assumono. I due miliardi che servono a confermare la misura nel 2016

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Alessandro Barbera sulla Stampa di oggi ci racconta che il governo è pronto a rendere strutturale la riduzione delle tasse alle imprese che assumono, anche al Sud. La misura avrebbe un costo di due miliardi di euro, che il governo dovrà trovare nelle pieghe della Legge di Bilancio 2016 in preparazione, che ha già da risolvere la storia dell’abolizione di Tasi e Imu:

 La chiave per ottenere un aumento significativo della crescita è sempre la stessa: ridurre il peso fiscale sulle imprese o, per dirla più chiaramente, rendere l’Italia più competitiva agli occhi di chi ha soldi e energie per nuovi investimenti. Fra Palazzo Chigi e Tesoro si arrovellano già da qualche settimana. Per le decisioni c’è ancora qualche settimana (la legge di Stabilità deve essere depositata in Parlamento entro il 15 ottobre) ma su un punto sono tutti d’accordo: nel 2016 occorre una nuova spinta alle assunzioni. Non solo al Sud (esistono da 25 anni, non hanno cambiato nulla), non a chi fa certi investimenti rispetto ad altri, ma un nuovo, robusto taglio ai contributi sul lavoro per il numero più ampio possibile di imprese. Facile a dirsi, difficile a farsi. Confermare la decontribuzione triennale sui nuovi assunti costa altri due miliardi nel 2016, fra i quattro e i cinque nel 2017 e 2018.

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Gli sgravi sulla decontribuzione per i nuovi assunti (anche al Sud), Repubblica, 31 maggio 2015

 
Non è poco ma in fondo ragionano gli uomini di Renzi non sarebbe nemmeno abbastanza:

Tagliare qualche punto di contribuzione non solo ai nuovi assunti, ma a tutti, sarebbe ancor più costoso. Oggi l’aliquota media è del 33 per cento, ogni punto in meno costa fra i due e i tre miliardi. Ma perché il taglio sia visibile non sarebbero suffi- cienti nemmeno tre punti. Ecco perché a Palazzo Chigi con la testa sono già tornati al punto di partenza: tutto sommato meglio la decontribuzione per i nuovi contratti. Ma perché lasci il segno, perché produca risultati migliori, perché dia più della stabilizzazione dei dipendenti precari, quella misura occorrerebbe renderla strutturale. «Per diventare più competitivi abbiamo bisogno di cose semplici, chiare e durature», dicono dal governo.
Confindustria non chiede altro. I calcoli sono sul tavolo di Renzi: una decontribuzione triennale per tutti i nuovi assunti e per sempre costerebbe a regime, ovvero in cinque anni, fra i 13 e i 15 miliardi di euro. Per finanziarla ci sono come sempre tre possibilità: un taglio monstre della spesa (per Palazzo Chigi impossibile), più tasse (lunare), o il sì di Bruxelles a un aumento del deficit vicino al famigerato tre per cento e una nuova clausola di flessibilità. Obiettivo difficile, ma non impossibile. Che ne penseranno a Berlino?

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