La manovra da 25 miliardi che tremare il mondo fa

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-17

Il governo cerca i soldi per la legge di bilancio che conterrà tanti tagli di tasse. Attualmente senza uno straccio di copertura

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Passato Ferragosto ricomincia la caccia ai soldi. Il governo deve trovare 25 miliardi di coperture per la manovra che ha in mente di varare come legge di bilancio 2016: una manovra che comprende l’abolizione della Tasi sulla prima casa, dell’IMU agricola e di quella sugli imbullonati (i macchinari industriali). In più, deve evitare che scattino le clausole di salvaguardia preparate dai governi precedenti come l’aumento dell’IVA, e ha per le mani anche la grana dei contratti pubblici e l’indicizzazione delle pensioni, entrambe decise dalla Corte Costituzionali. E in più ci si aspetta un provvedimento sulla povertà, come annunciato in più occasioni da governo e INPS. Dove troverà i soldi il governo Renzi?Sul piano delle coperture, racconta oggi Enrico Marro sul Corriere della Sera, in programma c’è soltanto la spending review, che dovrebbe portare 10 dei venticinque miliardi necessarie. Per il resto il governo si affida alla maggiore crescita del Prodotto Interno Lordo e un miglioramento dei saldi di finanza pubblica, e nuovi margini di flessibilità che Bruxelles dovrebbe concederci sulle spese per investimenti:

Per il resto, cioè per le coperture che mancano, e si parla di svariati miliardi, si dovrebbe ricorrere a un aumento del deficit di alcuni decimali di punto in rapporto al Pil (ogni decimale vale 1,6 miliardi), il che consentirebbe comunque all’Italia di restare sotto il tetto del per cento previsto dalle regole europee. Soltanto che anche questo punto, ovvero il finanziamento di parte della manovra in deficit, che inevitabilmente sarebbe accompagnato da un nuovo rinvio del pareggio strutturale di bilancio al zot8, deve essere trattato e autorizzato da Bruxelles. La spending review è la voce principale per dare credibilità alla manovra. Da essa infatti dipende la cancellazione di buona parte delle clausole di salvaguardia su Iva e accise, eredità delle precedenti due leggi di Stabilità.
Per evitare gli aumenti previsti sono in cantiere risparmi di spesa nel 2016 per io miliardi (gli altri sei miliardi e mezzo necessari verranno dai margini di flessibilità già concessi da Bruxelles lo scorso maggio). I tagli maggiori riguarderanno la spesa per l’acquisto di beni e servizi, riducendo a una trentina le stazioni appaltanti e ampliando il raggio d’azione della Consip (società del ministero dell’Economia per gli acquisti), dai ministeri e dagli enti locali, dove sono attesi anche i primi effetti della riforma della pubblica Dall’abolizione della Tasi sulla prima casa, al rinnovo dei contratti pubblici.

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La pressione fiscale in Italia (Corriere della Sera, 17 agosto 2015)

Poi sul fuoco ci sono una serie di provvedimenti che riguardano detrazioni e deduzioni fiscali:

Si parte dai tagli alla spesa per 10 miliardi amministrazione che prevede la razionalizzazione delle società partecipate. Ma ci sarà anche una revisione delle tax expenditure, cioè le deduzioni, detrazioni ed esenzioni fiscali che non sempre sono legate a reali esigenze della famiglia o della produzione. Il principale riguarda la de-contribuzione sugli assunti a tempo indeterminato. Il  governo ha concesso questa misura per tre anni, con uno sconto massimo di 8.o6o euro all’anno per ogni assunto sui contratti stipulati nel 2015. Confindustria chiede di rendere permanente questo sgravio. Ma ci vorrebbero 5 miliardi l’anno. Sono quindi allo studio agevolazioni limitate: o al Sud o alle imprese con determinati requisiti (assunzioni aggiuntive, settori innovativi) o a determinate categorie (donne, disoccupati di lunga durata).
C’è anche un’ipotesi alternativa, come riferiva il Foglio di sabato: un taglio secco di sei punti dei contributi su tutti i lavoratori dipendenti, tre punti a carico dell’azienda e tre del lavoratore il quale però potrebbe scegliere tra avere un netto più alto in busta paga (pagandoci però le tasse) oppure dirottare la somma esentasse in un fondo pensione per compensare in parte la riduzione del trattamento tmps conseguente al taglio della contribuzione. Sempre in materia Inps, va sciolto il nodo dell’età pensionabile. L’ipotesi meno costosa è quella che prevede di poter andare in pensione con qualche anno d’anticipo ma chiedendo un prestito sul proprio trattamento futuro, da restituire poi a rate. Infine, sulla povertà, potrebbe partire II Ria, reddito di inclusione attiva.

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