Gli indagati per il crollo del Ponte Morandi a Genova

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I vertici di Autostrade e quelli del ministero accusati dalla procura di Genova. Tra i reati contestati anche l'omicidio stradale

Sono una ventina gli indagati per il crollo del Ponte Morandi a Genova tra i vertici delle Autostrade e del ministero delle Infrastrutture. Secondo l’ipotesi della procura di Genova erano consapevoli dei pericoli ma non hanno pianificato alcun intervento di manutenzione straordinaria. Anzi. Hanno autorizzato l’apertura di cantieri per lavori di minima entità mettendo così a rischio la sicurezza degli operai, oltre che di automobilisti e abitanti delle case circostanti. Nell’elenco, tra gli altri, i nomi del presidente di Autostrade Fabio Cerchiai e dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci. E, ancora, il direttore operativo centrale Paolo Berti, quello delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, il direttore del Primo Tronco Stefano Marigliani, il responsabile del progetto di retrofitting Paolo Strazzullo, Mario Bergamo ex direttore delle manutenzioni di Autostrade che per primo nel 2015 disse che era necessario intervenire sul Morandi, Riccardo Rigacci e Federico Zanzarsi, dirigenti del primo tronco.



Gli indagati per il crollo del Ponte Morandi a Genova (Corriere della Sera, 7 settembre 2018)

Per il Mit figurano nell’elenco il direttore della direzione generale per la vigilanza Vincenzo Cinelli e Mauro Coletta, ex direttore prima di Cinelli e i funzionari Giovanni Proietti e Bruno Santoro; il capo ufficio ispettivo territoriale Carmine Testa, il provveditore delle Opere pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Roberto Ferrazza e i dirigenti del provveditorato Alessandro Pentimalli e Salvatore Bonaccorso. Infine gli ingegneri della Spea Engineering, la società controllata del gruppo Atlantia, che realizzò il progetto di rinforzo, Massimiliano Giacobbi, Massimo Bazzarelli (coordinatore attività progettazione ufficio sicurezza), e Emanuele De Angelis. Tra i reati contestati c’è quello di omicidio stradale: il procuratore capo Cozzi ha chiarito che è basato sul fatto che la sicurezza stradale oltre al rispetto dei comportamenti previsti dal codice della strada comprende «anche quello delle regole di sicurezza delle infrastrutture su cui si viaggia».

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