L’incidente nucleare in Russia ha contaminato anche la Norvegia?

di Armando Michel Patacchiola

Pubblicato il 2019-08-16

L’Autorità per la Sicurezza Nucleare norvegese (DSA) ha rilevato nell’aria «minuscole quantità di iodio radioattivo» nelle vicinanze della stazione di rilevamento di Svanhovd, nell’estremo nord est della Norvegia, a confine con la Russia

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L’Autorità per la Sicurezza Nucleare norvegese (DSA) ha rilevato nell’aria «minuscole quantità di iodio radioattivo» nelle vicinanze della stazione di rilevamento di Svanhovd, nell’estremo nord est della Norvegia, a confine con la Russia. Il campione è stato rilevato nel periodo che va dal 9 al 12 agosto, nei giorni successivi all’esplosione avvenuta per cause non ancora del tutto chiarite al poligono militare di Nenoksa, nella regione russa di Arkhangelsk. «Al momento – si legge nel comunicato della DSA – non è stato possibile determinare se l’ultimo rilevamento di iodio sia collegato all’incidente». Svanhovd si trova a centinaia di kilometri in linea d’aria da Arkhangelsk. Il comunicato diffuso dalla DSA non cita la quantità di iodio rilevata, ma specifica che si tratta di una quantità comparabile a quelle acquisite in più di una circostanza durante l’anno, tra le sei e le otto volte, in cui la «sorgente è spesso sconosciuta» aggiunge la Reuters. Anche in quelle circostanze le autorità hanno comunque garantito che non fosse in pericolo la salute della popolazione. Mercoledì, però, dopo circa una settimana tra rassicurazioni e smentite i residenti del vicino villaggio russo di Nyonoksa sono stati costretti a una breve evacuazione.

comunicato DSA

Svanhovd non è nuova a rilevazioni atipiche

Lo iodio radioattivo, quello rilevato la settimana scorsa in Norvegia, è un tipo di isotopo che viene comunemente utilizzato anche in medicina oltre che nella fissione nucleare e altri utilizzi militari. La sua emivita di decadimento radioattivo, quindi in questo caso la sua permanenza nell’aria, è di otto giorni, un tempo che deve essere moltiplicato per sei o sette volte però affinché l’elemento scompaia completamente. Una sovraesposizione allo Iodio 131 può portare danni alla tiroide e può, in generale, danneggiare irrimediabilmente le cellule in cui riesce a penetrare. Sempre a Svanhovd, nelle settimane precedenti, è stata rilevata la presenza nell’aria di un altro isotopo radioattivo, il Cobalto 60, un materiale che ha un decadimento radioattivo di poco superiore ai cinque anni, e che spesso viene ritrovato nelle zone industriali, soprattutto metallurgiche (oltre che nelle centrali nucleari).

Mistero su cosa sia successo a Severodvinsk

Le autorità russe non hanno reso noto quale elemento si sia propagato a seguito dell’esplosione avvenuta nell’area di Severodvinsk, adducendo però che abbia generato un’esposizione circa 16 volte maggiore a quella consentita, molto al di sotto comunque della quantità classificata come cancerogena e in generale lontana da quanto ritenuto un pericolo per la salute. Come abbiamo scritto ieri (LEGGI QUI) I media russi hanno ipotizzato che l’arma sottoposta a test fosse l’SSC-X-9 Skyfall (o 9M730 Burevestnick), un missile da crociera a propulsione nucleare che il presidente Vladimir Putin ha presentato con orgoglio al mondo durante il suo discorso alla nazione l’anno scorso. Anche Jeffrey Lewis, del Middlebury Institute of International Studies di Monterey, ha avanzato l’ipotesi che alla base dell’incidente ci sia stato un test su missili a propulsione atomica finito in tragedia, anche se le informazioni ufficiali a riguardo rimangono abbastanza vaghe. A smentire l’ipotesi che si sia trattato del test missilistico di un Burevestnick ci ha pensato Izvestia (in italiano Notizie), un quotidiano con base a San Pietroburgo che secondo gli esperti subisce il fascino del Cremlino. Nell’articolo si legge che il dispositivo testato sia un altro dispositivo, un’arma, molto avanzato e dotato di «batterie nucleari».

La Rosatom ha commesso un crimine?

In queste ore la Reuters ha rilanciato le accuse dell’ecologista Alexei Klimov alle autorità russe e alla Rosatom, la società pubblica russa che si occupa di quanto concerne il nucleare. Klimov ha accusato la Rosatom di aver commesso un crimine effettuando il misterioso test che ha causato l’esplosione (e tra i cinque e i sette morti) senza aver in alcun modo informato e preparato la popolazione dell’area e senza aver valutato veramente l’impatto ambientale. La Rosatom non ha risposto alle accuse di Klimov, specificando però che la vita degli abitanti di Severodvinsk o altrove non è stata messa in pericolo. Secondo quanto appreso da tempo i residenti sarebbero scontenti dei numerosi esperimenti nella loro zona e per questo stavano già raccogliendo numerose firme per porne la parola fine.

Due settimane fa finiva l’INF

L’incidente avviene curiosamente a una settimana dalla fine degli effetti dell’Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) il trattato siglato tra Urss e Stati Uniti che pose fine alla vicenda degli euromissili, ovvero dei missili nucleari a raggio intermedio installati in Europa da USA e URSS. L’Inf è decaduto lo scorso primo agosto dopo innumerevoli accuse di presunte violazioni del trattato da ambo le parti. Secondo gli esperti, dietro alle mosse del Cremlino di testare sempre più armi nuove e performanti ci sarebbe la volontà di intimidire Washington e Pechino e indurli a nuovi negoziati e porre quindi limiti agli arsenali, soprattutto nelle zone ritenute più nevralgiche e strategiche.

Leggi sull’argomento: La censura sull’incidente nucleare in Russia

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