Il mondo è in fiamme, l’Italia si appresta a vivere la settimana più calda dell’anno. Bari, Campobasso, Rieti e Roma sono le città bollino rosso, poi ci sono le isole dove le temperature dovrebbero raggiungere i 47 gradi. Dopo ormai due mesi in cui Sicilia e Sardegna sono stati devastate dagli incendi. Un problema che in queste ore sta colpendo il nostro Paese tanto quanto la Grecia, la Turchia, la California, e ancora l’Australia e la Siberia. Chi fino ad oggi ha negato l’impatto disastroso delle recenti politiche industriali e sociali sull’ambiente, ora è costretto ad aprire gli occhi.
Le immagini della Fire Information for Resource Management System della Nasa, rilevati con lo strumento Modis a bordo del satellite Terra della Nasa, indicano i luoghi in cui ci sono alte temperature e sono in corso incendi. Le aree che in queste ore sono maggiormente colpite rimangono Nord e Sud America, la zona centro-meridionale dell’Africa, in particolare Zambia, Angola, Malawi e Madagascar. La situazione della Repubblica democratica del Congo è gravissima, lo strato di fumo è così spesso che molte aree sono completamente oscurate. A fuoco anche la penisola arabica, la costa mediterranea, l’Europa nord-orientale, mentre in Asia a bruciare sono le coste dell’India, la Siberia, nonchè Cina, Malesia e Indonesia. Secondo alcune ricostruzioni la situazione in Africa è strettamente legata ad alcuni incendi dolosi causati per scopi agricoli. I coltivatori in queste aree usano il fuoco da migliaia di anni per pulire i campi dalle vecchie colture e prepararli per le nuove, bruciare le sterpaglie, rinnovare i pascoli o la savana. I metodi primitivi utilizzati in queste aree del mondo sono sì efficienti da un punto di vista agricolo, al contempo hanno un impatto devastante sull’ambiente. Ognuna di queste operazioni è fonte di pericolo, per via del fumo, rilascio di gas serra e distruzione degli ecosistemi. In Africa centrale, conclude la Nasa, la stagione degli incendi di solito inizia a maggio e raggiunge il suo picco in agosto.