Economia
Il Corriere spinge la Grecia fuori dall'euro
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-04-17
Varoufakis dice che Atene non sta giocando con l’uscita dall’euro. Ma in Italia c’è chi tifa per il Grexit. Anche se Moscovici e la Merkel per ora smentiscono
Yanis Varoufakis dice che la Grecia sta finendo la liquidità ma non sta giocando con l’uscita dall’euro. Varoufakis, parlando ad un evento organizzato dalla Brookings Institution di Washington a margine degli Spring Meetings del Fondo monetario internazionale, ha detto che sarebbe sbagliato per la Grecia accettare le richieste dei creditori così come sono adesso. «I negoziati sono cruciali per l’economia globale non solo per i rischi di contagio, ma anche perché definiscono le procedure dell’Europa» e di come gestirà eventuali future crisi. E per questo il nostro governo è «desideroso più di chiunque altro di portarli a termine», ha continuato Varoufakis. L’economista nel corso del suo discorso ha descritto la crisi della Grecia come «i nostri sette anni di inverno del malcontento». Il ministro infine ha ricordato che la retorica dominante «sostiene che l’Europa sta recuperando e solo la Grecia non è riuscita a salire sul treno della ripresa». La Grecia – ha concluso il ministro – chiede solo due cose: di essere ascoltata e un programma di investimenti. Ma non tutti sono d’accordo, a quanto pare
IL CORRIERE SPINGE LA GRECIA FUORI DALL’EURO
Il Corriere infatti fa sapere stamattina che il Fondo Monetario Internazionale e Angela Merkel tornano a discutere dell’addio alla moneta unica da parte di Atene. Scrive Danilo Taino, l’autore dell’intervista poi smentita a Varoufakis riguardo il referendum sull’euro, che “qualcosa sta succedendo, se il capo economista del Fondo monetario internazionale (Fmi), Olivier Blanchard, dice che l’uscita della Grecia dall’euro non sarebbe, per gli altri membri della moneta unica, «una navigazione tranquilla ma probabilmente potrebbe essere fatta».
È che fino a tre anni fa la Grecia era considerata tossica e contagiosa dal punto di vista finanziario. Oggi è considerata tossica e contagiosa dal punto di vista politico. Ma con una conseguenza opposta: allora, la convinzione era che la malattia si sarebbe diffusa se il Paese avesse abbandonato l’Unione monetaria, oggi si ritiene che si diffonderebbe se vi rimanesse nei termini in cui ci vuole restare il governo di sinistra radicale di Alexis Tsipras. Blanchard ritiene probabilmente che, negli scorsi tre anni, l’eurozona sia cambiata al punto di potere sopportare uno choc del genere, pur con i contraccolpi del caso. Poco prima di lui, un’opinione simile l’hanno sostenuta, sempre dall’America, Warren Buffett — il cosiddetto «Saggio di Omaha» per la sua immensa abilità di investitore —e il finanziere George Soros.
Per non dire degli economisti tedeschi, in testa Hans-Werner Sinn, che consigliano ad Atene di abbandonare l’euro per rimettersi in sesto.Anche il politico più potente di Germania dopo Angela Merkel, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, non solo ha detto di non aspettarsi risultati nei negoziati tra governo ellenico e partner europei negli incontri previsti la settimana prossima: ha sostenuto che tutte le ipotesi riguardanti la Grecia sono già più o meno considerate dai mercati, che cioè anche le onde di una Grexit sarebbero gestibili.
Ma c’è di più. Secondo il Corriere se c’è chi studia un default della Grecia senza l’uscita dall’euro, questo è «il posizionamento per evitare che Berlino venga accusata di non avere fatto il possibile per evitare la Grexit (che comunque Merkel tutt’ora non vuole e che dunque subirebbe). Insomma, siccome la Merkel non vuole l’uscita dall’euro della Grecia, ragiona il quotidiano, allora il Grexit non è un tabù. Un ragionamento che non fa una grinza.
INTANTO, IN EUROPA…
E poco importa che Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari Economici chiarisca la posizione di Bruxelles dopo l’allarme lanciato dal ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis sull’imminente esaurimento della liquidità di Atene. Moscovici ha smentito che a Bruxelles si stia lavorando o sia già pronto “un ‘piano B’…la posizione della commissione europea è ancora che la Grecia ha il suo posto nell’Eurozona. Lavoriamo su questa base”. Il commissario Ue allo stesso tempo ha però ribadito che “il tempo (per la Grecia) sta finendo….è assolutamente ottenere progressi concreti” da Atene. La Grecia ha bisogno di altri 7,2 miliardi di euro per restare a falla e onorare il debito con la troika (Bce-Ue-Fmi). Ma finora Atene non ha fornito la lista di riforme e dettagliate che si era impegnata a presentare il 20 febbraio scorso. L’ultima scadenza possibile entro cui Atene potrà finalmente rendere note le sue vere intenzioni sulle riforme resta il summit dei ministro delle Finanza del 24 aprile in Lettonia. Insomma, la Grexit è una possibilità e non una certezza, che ad oggi dipende da variabili politiche interne ed esterne alla Grecia e alla UE. Che qualcuno si prepari alle eventualità è segno di lungimiranza. Che qualcun altro scambi le eventualità per certezze, invece, è solo politica.