Il Coronavirus e i 40 miliardi di commercio tra Italia e Cina
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-02-06
Le esportazioni verso l’Asia sono aumentate al ritmo maggiore dal 2010 al 2018 nel confronto con le altre aree del mondo, grazie principalmente alla Cina, che ha contribuito a circa un terzo di tale crescita
Ci sono 10, 7 miliardi di esportazioni e 27,5 miliardi di importazioni da considerare nel rapporto Italia-Cina che potrebbero essere messe in pericolo dalla diffusione del Coronavirus di Wuhan o 2019-nCov. Il Mattino oggi scrive che secondo l’ultimo report di Sace Simest, che accompagna le nostre aziende all’estero, «il made in Italy continua a esercitare un forte appeal sulla Cina, che rappresenta il nono mercato di destinazione del nostro export e il primo considerando soltanto l’Asia. Le esportazioni verso quest’ultimo continente sono aumentate al ritmo maggiore dal 2010 al 2018 nel confronto con le altre aree del mondo, grazie principalmente alla Cina, che ha contribuito a circa un terzo di tale crescita». Più nel dettaglio, le vendite di beni italiani verso la Cina sono cresciute, in media, del 5,5%anche se proprio nel 2018 l’export verso Pechino ha registrato una lieve flessione (-2,4%). Colpa, come ormai è accertato, soprattutto delle «dinamiche che hanno coinvolto il settore dei mezzi di trasporto(-50,4%), in particolare dell’automotive. Dopo il boom delle vendite di autoveicoli nel 2017 (vedi il caso Alfa Romeo Giulia), un tonfo del 60,3%».
Ma il pericolo dell’effetto-contagio del virus sull’economia italiana minaccia anche il fronte delle importazioni dalla Cina,visto che siamo comunque il terzo mercato di sbocco dopo Germania e Francia nell’Ue. Si tratta di un valore complessivo, come detto, di circa 30 miliardi di euro, basato soprattutto sull’acquisto di apparecchi elettrici e beni della meccanica strumentale (18,2% del totale). Da Pechino acquistiamo inoltre prodotti tessili e dell’abbigliamento (17,9%) e metalli(9,2%).
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