Economia
I giovani fregati due volte dalla manovra del Conte Bis
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-10-02
Tito Boeri su Repubblica oggi spiega che i giovani escono doppiamente “beffati” dalla manovra annunciata dal governo Conte BIS nella NADEF
Tito Boeri su Repubblica oggi spiega che i giovani escono doppiamente “beffati” dalla manovra annunciata dal governo Conte BIS nella NADEF: dei 23 miliardi necessari per frenare l’aumento dell’IVA, 14 provengono dall’incremento del deficit, e quindi spetterà a loro pagarne il conto, e viene anche ridimensionato il taglio al cuneo fiscale che serviva per creare lavoro per loro:
A parte il rinvio ai posteri delle patate bollenti, le altre risorse che sarebbero state “trovate” per sterilizzare l’aumento dell’Iva provengono dalla lotta all’evasione. Ci auguriamo che almeno su questo piano ci sia più coraggio e determinazione di quanto si legge sui giornali. Irrealistico pensare che gli incentivi all’utilizzo di bancomat e carte di credito possano portare a recuperare i 7 miliardi iscritti nel quadro programmatico del NaDef. Per raccogliere quella cifra occorrerebbe estendere la fatturazione elettronica ai forfettari e soprattutto permettere – superando con una norma esplicita le obiezioni del garante della privacy – quell’incrocio di banche dati di Inps, Agenzia delle entrate e Anagrafe dei conti bancari che offrirebbe la possibilità di tracciare movimentazioni sospette con un effetto deterrente sugli illeciti. Altrimenti una parte consistente di quei 7 miliardi è destinata anch’essa a diventare debito pubblico aggiuntivo.
Stupisce che la prima battaglia del partito di Renzi sia stata contro la riduzione delle tasse del lavoro. «Se serve rinviamo anche il taglio del cuneo»: pronto fatto. Ci sarà solo un modesto taglio delle tasse sul lavoro e unicamente a partire dal giugno 2020, come se non ci fosse un’emergenza lavoro giovanile in Italia. La disoccupazione che scende nasconde il passaggio dalla ricerca di lavoro all’inattività. Un reddito di cittadinanza mal congegnato sta allontanando molti dal mercato del lavoro. E sì che c’era chi sosteneva che avrebbe aumentato la disoccupazione aiutandoci ad ottenere maggiore flessibilità nei conti pubblici con Bruxelles! La decontribuzione varata dal governo Renzi nel 2015 ha avuto effetti superiori ad ogni più ottimistica previsione, rivelando una reattività della domanda di lavoro al carico fiscale e contributivo più forte di quanto ci si sarebbe aspettati.
Il sacrificio del taglio delle tasse sul lavoro sull’altare della difesa a spada tratta di tutti i regimi agevolati dell’Iva, anche di quelli palesemente regressivi, è perciò ancora più grave perché consapevole dei suoi effetti sul mercato del lavoro.
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