I 38mila euro sequestrati al senatore della Lega Pazzaglini nell’indagine sui soldi dei terremotati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-22

Giuliano Pazzaglini, ex sindaco di Visso: la procura ha sequestrato qualche tempo fa dal suo conto 10300 euro, che risultano spesi senza pezze d’appoggio. E ieri, scrive Cronache Maceratesi, è stata la volta di un nuovo sequestro, stavolta per un ammontare di 38mila euro

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Giuliano Pazzaglini è l’ex sindaco di Visso e senatore della Lega indagato per peculato per i soldi delle donazioni per i terremotati affidati al Comune all’epoca in cui era primo cittadino. Pazzaglini è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Macerata per vari reati contro la Pubblica amministrazione legati a donazioni post sisma 2016 per un ammontare di decine di migliaia di euro che mancherebbero all’appello. In particolare anche due consistenti donazioni di Emil Banca di Bologna.

I 38mila euro sequestrati al senatore della Lega Pazzaglini nell’indagine sui soldi dei terremotati

In questo primo filone gli viene contestato il reato di peculato. Riguarda la somma di 11.800 euro di una iniziativa di beneficenza organizzata da Moto Nardi “In moto per ricostruire” a favore dei commercianti, di cui non vi è traccia. La procura ha sequestrato qualche tempo fa dal suo conto 10300 euro, che risultano spesi senza pezze d’appoggio. E ieri, scrive Cronache Maceratesi, è stata la volta di un nuovo sequestro, stavolta per un ammontare di 38mila euro.

La procura dopo aver chiuso le indagini a giugno (è indagato anche Giovanni Casoni, ex presidente della Croce Rossa), ha effettuato nei giorni scorsi sui conti del senatore Pazzaglini un ulteriore sequestro in questo caso di 38mila euro. In precedenza la procura aveva sequestrato 10mila euro sul conto del senatore leghista. Sotto la lente ci sono i soldi che erano stati donati per sostenere i commercianti di Visso e realizzare delle casette per ospitare le loro attività. Denaro che era stato raccolto da tre motoclub che intendevano versarlo al comune.

E’ stato allora che il senatore, all’epoca sindaco di Visso, ha proposto che i soldi venissero versati a due società, la “Sibil Project e la Sibil Iniziative”. Pazzaglini, difeso dagli avvocati Giuseppe Villa e Giancarlo Giulianelli, e Casoni, assistito dal legale Maurizio Ballarini, hanno sempre respinto le accuse, sostenendo che i soldi erano stati usati secondo le finalità benefiche per cui erano stati raccolti. Il nuovo sequestro non riguarda comunque casoni ma il solo Pazzaglini.

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Pazzaglini e i soldi dei terremotati di Visso

Pazzaglini all’epoca si è difeso su Facebook: «Secondo il p.m. di macerata avendo ricevuto una donazione come sindaco avrei dovuto versarla nelle casse del comune e rendicontarla secondo le modalità pubbliche. Per questo si è considerata irrilevante la contabilità che ho redatto, e che avrei depositato se avessi ricevuto un avviso di garanzia per le indagini in corso anziché averne notizia da Facebook. Secondo i miei legali (Avv. Villa di Fermo e Avv. Giulianelli di Macerata) avendo comunque io speso la donazione a favore dei destinatari, secondo le indicazioni avute dai donanti, il reato è escluso e confido di dimostrarlo nelle sedi opportune”. Sono due i filoni d’indagine della procura di Macerata sulle donazioni per i terremotati e il sindaco di Visso. Il primo è quello che riguarda i soldi dei motociclisti mentre l’altro è ancora coperto da segreto istruttorio. Indagato anche Giovanni Casoni che, secondo il Fatto, Pazzaglini ha portato con sé in Senato come assistente dopo che era stato costretto a dimettersi da presidente della Croce Rossa locale a seguito dell’inchiesta del Fatto che aveva rivelato che Pazzaglini fosse socio di Casoni nella Sibyl Project per il confezionamento di cesti con prodotti tipici acquistati dai produttori locali da rivendere sul mercato con la scritta “Ripartiamo da qui… Pacco solidale Sisma”.

giuliano pazzaglini 2

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Il Fatto aveva anche rivelato la storia di sei casette di legno donate a Visso dai Comuni di Meolo (Venezia) e Taino (Varese) transitate nelle società del senatore e di Casoni a cui si è aggiunto un corposo esposto di cittadini sulle donazioni. Il sindaco però su Facebook all’epoca ha negato che Casoni sia stato costretto a dare le dimissioni.

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