Economia
Il governo Conte “dimentica” il fondo per i risparmiatori promesso
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-07-23
Il presidente del Consiglio aveva incontrato i risparmiatori promettendo azioni subito. Ma manca ancora il decreto attuativo
Giuseppe Conte aveva incontrato i risparmiatori delle banche fallite il 25 maggio scorso, prima del varo ufficiale del suo governo. «Quando il premier Conte ci ha convocati a maggio – racconta Patrizio Miatello, dell’associazione veneta Ezzelino III da Onara – ci ha assicurato che il primo atto del suo governo sarebbe stato quello di ridare ai risparmiatori quanto gli era stato ingiustamente espropriato. Invece è tutto fermo». Perché, racconta oggi Repubblica, manca il decreto attuativo:
Il decreto attuativo del fondo di ristoro varato con l’ultima legge di Bilancio è stato messo a punto dall’ex sottosegretario dell’Economia Pier Paolo Baretta nelle ultime settimane del suo mandato, ma a marzo è stato bloccato dai Cinque Stelle, che ritenevano il provvedimento insufficiente, e da allora giace nel cassetto in attesa di una normativa migliorativa.
Una situazione di stallo che ha stremato i risparmiatori: diciannove associazioni hanno scritto al governo perché sblocchi le procedure.
La soluzione migliore però si presenta complessa. Un nutrito gruppo di associazioni venete chiede un provvedimento ad hoc per i piccoli azionisti di Veneto Banca e Bpvi, senza alcun tipo di vaglio delle domande:
«Il Fondo di ristoro a noi non piace – spiega uno dei firmatari, Luigi Ugone, presidente di “Noi che credevamo nella BPVi” – intanto perché parla di vittime di reati, mentre qui in Veneto ci sono invece vittime della mancata vigilanza. E ha troppi limiti di accesso e capienza». Un provvedimento di questo tipo però scavalcherebbe gli obbligazionisti delle altre banche, contesta Letizia Giorgianni, dell’associazione Vittime del Salvabanche.
«La soluzione di rimborsare solo gli azionisti delle venete sarebbe impraticabile – conferma Baretta – Ma lo è anche saltare l’arbitrato, che costituisce un’alternativa ai tempi lunghi della giustizia. Le risorse sono poche, ma il decreto non blocca futuri provvedimenti che mettano a disposizione maggiori risorse. Pubblicandolo si avvierebbe solo la procedura».