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Giuseppe Iorio: chi è la gola profonda di Report nel caso Moncler

Alessandro D'Amato 04/11/2014

Direttore di produzione per l’azienda dei piumini e poi Ittierre. Da una sua mail l’inchiesta di Sabrina Giannini e il viaggio in Transnistria per mostrare la spiumatura delle oche

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Giuseppe Iorio è la gola profonda di Report che ha svelato la storia della spiumatura delle oche e ha generato le tante proteste nei confronti di Moncler. Nel servizio di Sabrina Giannini Giuseppe Iorio viene presentato così: «era lui che sapeva tutto di prezzi e materiali nelle fabbriche in Romania. La nostra guida di lusso, ma anche un pentito, che quando ci ha contattati per denunciare il sistema ha premesso che per diversi marchi del lusso proprio lui faceva “il lavoro sporco, e partecipava a quelle strategie” che hanno provocato “la morte di centinaia di laboratori artigianali italiani”». Secondo il suo profilo Linkedin attualmente Giuseppe Iorio lavora in Ittierre, altro marchio della moda italiana, anche se nella mail che denunciava a Report aveva citato anche quell’azienda e parlato al passato a proposito del suo lavoro.

Giuseppe Iorio in un frame dell'inchiesta di Report su Moncler

Giuseppe Iorio in un frame dell’inchiesta di Report su Moncler


GIUSEPPE IORIO: CHI È LA GOLA PROFONDA DEL CASO MONCLER
Giuseppe Iorio racconta a Report quali sono state le scelte industriali di Moncler a proposito della spiumatura delle oche: «Allora, Moncler già produceva da diversi anni in Romania e in Bulgaria. Però intorno al 2006 e 2007 – quando io ho ricoperto il ruolo di responsabile tecnico e quindi anche della produzione dell’area Moncler, del marchio Moncler – avevamo cominciato aprodurre nel sud Italia e un po’ alla volta da 3,4,5 laboratori circa una quindicina, una ventina di aziende nel sud Italia producevano Moncler. Tutto questo è durato unannetto e mezzo, due anni dopodiché la produzione è stata completamente tolta dalsud Italia ed è stata almeno in parte mandata qui in Transnistria». Il suo profilo su Linkedin recita che «in Moncler ho avuto la responsabilità diretta delle operations dello stabilimento di Grenoble (Francia) e quindi del “core-business” della maison, gestendo un gruppo di circa 40 persone. Ho garantito i rapporti tra la piattaforma francese e la “casa madre” a Padova (stile), contribuendo allo sviluppo di nuove aree produttive e contemporaneamente acquisendo nuove conoscenze nell’ambito delle produzioni a livello internazionale».
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La mail di Giuseppe Iorio che ha innescato l’inchiesta di Report


MONCLER, LA SPIUMATURA E LA TRANSNISTRIA
Moncler ha delocalizzato la produzione in Transnistria nel 2010 all’Intercentrelux, dice Iorio nell’inchiesta, perché si sapeva che i salari erano più bassi e che le produzioni erano molto ben organizzate almeno per un periodo di due anni. «Hanno fatto i capi qua, ne hanno fatti, secondo me, 50-60 capi a stagione. Con una differenza di prezzo non molto notevole, da quello che si sarebbe potuto fare nel sud d’Italia». Ed è sempre lui che fa i conti su quanto Moncler avrebbe guadagnato dallo spostamento delle produzioni.

Intanto ieri è arrivata la replica di Moncler a Report:

“Moncler, a seguito della trasmissione di Report di domenica 2 novembre, specifica che tutte le piume utilizzate in Azienda provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo EDFA (European Down and Feather Association), e che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal codice etico Moncler. Tali fornitori sono ad oggi situati in Italia, Francia e Nord America. Non sussiste quindi alcun legame con le immagini forti mandate in onda riferite a allevatori, fornitori o aziende che operano in maniera impropria o illegale, e che sono state associate in maniera del tutto strumentale a Moncler”. Così l’azienda dei piumini in una nota. “Per quanto riguarda la produzione, Moncler conferma, come già ha comunicato inascoltata a Report, che produce in Italia e in Europa: in Italia quantità limitate, e in Europa nei luoghi deputati a sostenere la produzione di ingenti volumi con elevato know-how tecnico che garantisca la migliore qualità riconosciuta a Moncler dai consumatori”. “Moncler – sottolinea la nota – non ha mai spostato la produzione come afferma il servizio, visto che da sempre produce anche in Est Europa. In Italia ha mantenuto collaborazioni efficienti con i migliori laboratori”. E ancora “per quanto riguarda i ricarichi, il costo del prodotto viene moltiplicato, come d’uso nel settore lusso, di un coefficiente pari a circa il 2,5 dall’azienda al negoziante, a copertura dei costi indiretti di gestione e distribuzione. Nei vari Paesi la distribuzione applica poi, in base al proprio mercato di riferimento, il ricarico in uso in quel mercato. E’ evidente quindi che le cifre menzionate nel servizio, che prendono in considerazione solo una piccola parte del costo complessivo del prodotto, sono del tutto inattendibili e fuorvianti. L’azienda ha dato mandato ai propri legali di tutelarsi in tutte le sedi opportune”.

Leggi sull’argomento: Moncler, Report e la brutta storia della spiumatura delle oche

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