Moncler, Report e la spiumatura delle oche

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-11-03

Il servizio di Sabrina Giannini racconta la spiumatura delle oche nei paesi in cui Moncler fa incetta delle piume per i suoi piumini. Il principio del minor prezzo possibile e i mancato controlli dell’Unione Europea. Insieme alle ripercussioni sul mercato italiano

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Come si osservava giustamente su Twitter, il social media manager della Moncler stamattina non avrà un bel risveglio. Tutta “colpa” del servizio «Siamo tutti oche» di Sabrina Giannini a Report, dedicata alla spiumatura delle oche. Già da ieri notte c’erano molti commenti di questo tenore:

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Commenti sulla pagina fan di Moncler su Facebook

MONCLER, REPORT E LA SPIUMATURA DELLE OCHE
Il servizio di Report racconta la spiumatura delle oche nei paesi in cui Moncler fa incetta delle piume per i suoi piumini. Nell’inchiesta si racconta che il principio del minor prezzo possibile ha portato aziende come Moncler a servizi da imprese locate in Romania. Queste imprese non seguono principi corretti nella gestione del procedimento industriale per la spiumatura dell’oca. Ovviamente perché in questo modo si tagliano molto i prezzi, e quindi aumentano i margini di guadagno sia del produttore che sta a monte che di quello che sta a valle.  «A seguito della sua denuncia, 4 anni fa, gli esperti dell’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea rilasciano il parere secondo cui “tale pratica può essere effettuata senza causare sofferenza o lesioni, se eseguita nel momento in cui sono in fase di muta e se vengono utilizzate tecniche di spazzolatura e pettinatura”. Ma non si trova un solo filmato che mostri queste tecniche delicate, si saranno basati su questo. Gli esperti ammettono che “vista la situazione attuale del commercio, la spiumatura – un sistema di raccolta delle piume che causa dolore – è inevitabile”».
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Il testo dell’inchiesta di Sabrina Giannini da report.rai.it

La puntata di Report su Moncler e la spiumatura delle oche dal sito della Rai


Racconta ancora il servizio che in Romania molte aziende sono di proprietà di imprenditori italiani che lavorano per conto terzi e per svariati marchi del Made in Italy. L’azienda spedisce il lavoro ai contoterzisti: «Italiani e tedeschi, i principali acquirenti europei. Che non hanno molti obblighi. Neppure quello della tracciabilità. Chi acquista un piumone, o una giacca non può conoscere la provenienza della piuma. Se è cinese, ungherese, o miscelata. Se è stata spiumata da viva o post mortem… Alla fine due milioni di oche ungheresi all’anno lasciano definitivamente le loro penne al macello. Vengono pagate a peso, ma per la carne oppure per il loro fegato, fatto crescere 10 volte oltre il normale, una malattia indotta negli animali che gli chef rendono appetibile. E lo chiamano paté de fois gras. Il fegato grasso si ottiene con il metodo dell’alimentazione forzata praticata su oche e anatre, animali che in libertà vivrebbero 10/15 anni, ma vengono uccisi dopo 4 mesi di agonia. Deroghe al regolamento europeo sul benessere animale consentono a Ungheresi, Bulgari, Belgi, Spagnoli e soprattutto Francesi di ingrassare anche il loro portafoglio.La Francia fornisce il 78% del mercato mondiale di fegato grasso con 37 milioni dianatre uccise ogni anno. Alle quali si uniscono i due milioni di oche ungheresi, bianchee grigie. Il loro piumaggio è un sottoprodotto, quasi di scarto. Eppure in pochi passaggi dimano diventa pregiata imbottitura. Ma che sia costosa è quello che ci fanno credere. Naturtex, azienda leader nella produzione di piumino in Ungheria certifica diacquistare esclusivamente dai macelli la piuma grezza contenuta nei sacchi azzurri». L’azienda ha deciso di rispondere in caps lock alla prevedibile reazione del pubblico, per ora.

L'homepage del sito di Moncler da ieri sera
L’homepage del sito di Moncler da ieri sera

Il racconto di Report arriva poi alle scelte di alcuni marchi della moda che si spingono perfino in territori non riconosciuti dall’ONU pur di risparmiare pochi euro su prodotti venduti a prezzi elevati in boutique. Si tratta della Transnistria, la Repubblica fondata sul Soviet autoproclamatasi indipendente dalla Moldova. La posizione critica della trasmissione è espressa da questa mini-spiegazione della Gabanelli durante il servizio:

Intanto, premesso che l’avidità non è illegale, e che nessuno impedisce agli imprenditori del lusso di andare a produrre dove guadagnano di più, la ricaduta sul sistema paese è quella di spianare tutto l’indotto: le migliaia di piccole imprese rimaste a piedi soltanto pochi sono riuscite a sopravvivere reinventandosi un lavoro nel ramo perché loro si che sono strozzati dall’alto costo del lavoro, dall’alta pressione fiscale perché hanno i margini molto bassi, insomma la maggior parte di loro è poi emigrata, e si porta appresso quindi anche sparisce così il nostro patrimonio d’esperienza, perché la storia sta andando avanti da 25 anni, e alla fine è facile per il moncler di turno “ma in Italia non c’è più nessuno che questo mestiere lo fa”. E infatti se siamo riusciti ad entrare dentro il mondo dei terzisti rumeni è proprio grazie a chi per decenni ha avuto l’ordine di andare nell’Est Europa a cercare chi potesse rimpiazzare a minor prezzo le abili mani italiane. E questa persona si è esposta anche a rischio di portarci più in là dove si abbassa ulteriormente l’asticella del prezzo e anche della decenza.

Moncler, Report e la spiumatura delle oche


IL SEGRETO DELLA PIUMA MONCLER
Report riporta anche le parole di Remo Ruffini, amministratore delegato di Moncler: «Il Made in Italy è un concetto che non mi appartiene, non mi interessa proprio come marchio… la produzione per essere buona non ha bisogno di etichette».

È verissimo, è verissimo. Io dico sempre che dobbiamo fare “Made in Moncler”. Noi non produciamo, non compriamo un prodotto finito, facciamo il prodotto da noi, nella nostra azienda di Padova, compriamo tutti i materiali, li facciamo fare noi, compriamo la miglior piuma del mondo, le migliori zip, i migliori prodotti che ci sono, e li assembliamo e li mandiamo a cucire dove capita, vicino a noi, a sei/sette ore di camion dalla nostra azienda…

Il servizio si chiude con le parole di Matteo Renzi su Ruffini pronunciate nel dicembre 2013:

Un’azienda che qualche anno fa, un imprenditore italiano aiutato dai fondi, Remo Ruffini, ha recuperato c’ha investito sopra, c’ha messo il “made in Italy” come non soltanto qualità del prodotto, ma anche qualità della ricerca, innovazione e oggi ha ottenuto nella parte pre quotazione delle performance straordinarie, aiutato dai fondi…

Mentre la Gabanelli ricorda che i grandi della moda italiana sono tra i più ricchi del mondo grazie a queste produzioni stracciate.
Edit: è arrivata la replica di Moncler a Report:

“Moncler, a seguito della trasmissione di Report di domenica 2 novembre, specifica che tutte le piume utilizzate in Azienda provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo EDFA (European Down and Feather Association), e che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal codice etico Moncler. Tali fornitori sono ad oggi situati in Italia, Francia e Nord America. Non sussiste quindi alcun legame con le immagini forti mandate in onda riferite a allevatori, fornitori o aziende che operano in maniera impropria o illegale, e che sono state associate in maniera del tutto strumentale a Moncler”. Così l’azienda dei piumini in una nota. “Per quanto riguarda la produzione, Moncler conferma, come già ha comunicato inascoltata a Report, che produce in Italia e in Europa: in Italia quantità limitate, e in Europa nei luoghi deputati a sostenere la produzione di ingenti volumi con elevato know-how tecnico che garantisca la migliore qualità riconosciuta a Moncler dai consumatori”. “Moncler – sottolinea la nota – non ha mai spostato la produzione come afferma il servizio, visto che da sempre produce anche in Est Europa. In Italia ha mantenuto collaborazioni efficienti con i migliori laboratori”. E ancora “per quanto riguarda i ricarichi, il costo del prodotto viene moltiplicato, come d’uso nel settore lusso, di un coefficiente pari a circa il 2,5 dall’azienda al negoziante, a copertura dei costi indiretti di gestione e distribuzione. Nei vari Paesi la distribuzione applica poi, in base al proprio mercato di riferimento, il ricarico in uso in quel mercato. E’ evidente quindi che le cifre menzionate nel servizio, che prendono in considerazione solo una piccola parte del costo complessivo del prodotto, sono del tutto inattendibili e fuorvianti. L’azienda ha dato mandato ai propri legali di tutelarsi in tutte le sedi opportune”.

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