Attualità
Quanti pezzi mancano alla Giunta Raggi?
neXtQuotidiano 30/09/2016
Otti figure apicali per far funzionare la macchina amministrativa sono fuori o quasi dal Comune. E intanto i dirigenti si rifiutano di fare interventi d’urgenza…
Manca il ragioniere capo, visto che Stefano Fermante è sul piede di partenza; anche il segretario generale è assente; non c’è il capo di gabinetto oltre all’amministratore unico di AMA (a breve anche il DG) e il DG dell’ATAC; ad essere assente è anche il delegato alla sicurezza oltre agli assessori al bilancio e alle partecipate. Otto nomine, otto posti vacanti e un solo candidato, a quanto pare Massimo Colomban, ormai sicuro di poter prendere la delega alle partecipate.
Quanti pezzi mancano alla Giunta Raggi?
La situazione a Roma è disperata, ma non seria. E la cifra stilistica dell’M5S della Capitale è ormai chiara: la paralisi amministrativa completa. Scrive il Messaggero:
Ma con il calendario non si può fare nulla: al 31 dicembre mancano tre mesi, il nuovo assessore deve essere Bolt e in quindici giorni scrivere e portare in giunta il bilancio. E senza ragioniere capo, visto che Fermante ha riempito gli scatoloni, non sarà proprio semplicissimo. «Ho evidenziato delle criticità mettendo a disposizione della sindaca l’incarico, le persone serie fanno così», scrive Fermante al capogruppo della Lista Marchini, Alessandro Onorato,che commenta: «In Campidoglio manca da tempo un assessore al Bilancio e tutte le responsabilità ricadono su di lui. Il ragioniere generale ha segnalato alla sindaca dei problemi, se non saranno risolti si dimetterà». Ieri è stato ipotizzato che la Raggi possa chiamare in Campidoglio il ragioniere della Città metropolitana, Marco Iacobucci, che però ha smentito.
Il Comune intanto riceve lettere dai dirigenti in cui questi ultimi si rifiutano di fare altri interventi d’urgenza.
Motivo per il quale in settimana è arrivata sulla scrivania di Raggi una lettera di allarme (e protesta) dal Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana (Simu). «D’ora in poi noi ci rifiuteremo di fare qualsiasi operazione di somma urgenza». Con questa frase messa a verbale nella riunione della Commissione Lavori pubblici di mercoledì scorso, l’ingegner Fabrizio Mazzenga, che dirige gli interventi del Comune su urbanistica secondaria, edilizia sociale e scolastica all’interno del Simu — surrogava il contenuto della missiva alla sindaca. In pratica il Campidoglio ha deciso che non si può più ricorrere alla procedura d’urgenza per riparare strade o edifici — coerentemente con l’orientamento politico dall’amministrazione Raggi, del resto — ma d’ora in poi sarà necessario affidarsi alle gare pubbliche.
Vale per le buche per strada come per altre grane che, fino a prima dell’estate, vedevano scattare il Simu in virtù della procedura d’urgenza. Col risultato che adesso, se i tecnici del Comune decideranno di rispondere ad un’emergenza, lo faranno a loro rischio e pericolo. O meglio, a loro carico. «Secondo questa linea i tecnici sono responsabili degli intervento», ha spiegato Mazzenga in Commissione. Cioè non ratificando l’intervento d’urgenza il Comune non può pagare subito i fornitori che, attraverso decreto ingiuntivo «facile», andrebbero a rivalersi sul tecnico che ha compiuto l’intervento.