Economia
La dual tax favorisce il ritorno delle false Partite IVA
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-09-26
Tra i tanti effetti della flat tax per le Partite IVA ce ne può essere uno molto curioso: quello di favorire il proliferare delle false partite IVA:
Andrea Dili e Marco Leonardi sul Foglio di oggi firmano un articolo in cui ricordano che tra i tanti effetti della flat tax per le Partite IVA ce ne può essere uno molto curioso: quello di favorire il proliferare delle false partite IVA.
Le simulazioni apparse in questi giorni sulla stampa specializzata misurano la portata di tale affermazione, dimostrando come sussista il fondato rischio che si possa favorire l’avvicendamento dei lavoratori dipendenti con (false) partite Iva. In tal senso i numeri parlano chiaro: l’ampliamento del regime forfettario, infatti, costituisce un incentivo alla “sostituzione” tanto per il lavoratore (che nell’ipotesi di un reddito lordo di 50.000 euro godrebbe – a parità di costo per il datore di lavoro – di un incremento del proprio reddito netto superiore al 50 per cento) quanto per l’azienda (che nella medesima ipotesi potrebbe diminuire il proprio costo del lavoro di circa il 30 per cento).
Tale fenomeno potrebbe interessare un numero assai significativo di soggetti, anche nel pubblico impiego, considerando che i più recenti dati sui redditi degli italiani mostrano che i contribuenti con reddito prevalente da lavoro dipendente fino a 100.000 euro sono circa 3,6 milioni. Ulteriore spinta, inoltre, potrebbe venire dalle nuove regole che limitano l’utilizzo dei contratti a termine e, se fosse confermato, dal proposito di cancellare gli 80 euro per destinarli al cosiddetto reddito di cittadinanza.
Vi potrebbero poi essere effetti controproducenti anche sulla compliance fiscale. Nel regime forfettario, infatti, imposte e contributi da versare sono indipendenti dai costi effettivamente sostenuti, con la naturale conseguenza che tutti coloro che vi aderiranno non avranno interesse ad acquisire fatture che non possono scaricare.
Senza considerare che il forfettario non prevede l’applicazione dell’Iva in fattura, quindi determina una distorsione della concorrenza nei settori dove la clientela è formata da consumatori finali o pubbliche amministrazioni.