Perché non ci sono i soldi per le promesse elettorali di Lega e M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-22

Cottarelli sulla Stampa spiega: il deficit si alzerà da sé, bisogna cambiare obiettivo

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In un editoriale pubblicato oggi sulla Stampa Carlo Cottarelli spiega che il deficit all’1,6% su cui si stanno scannando il MoVimento 5 Stelle e Giovanni Tria (con tanto di codazzo di audio choc di Casalino contro i tecnici del ministero) non basta per realizzare le promesse elettorali di Lega e grillini.

Il Documento di Economia e Finanza dell’aprile di quest’anno ci diceva che, senza ulteriori interventi, il deficit sarebbe sceso allo 0,8 per cento del Pil per effetto dell’aumento dell’Iva, già approvato dal Parlamento. Insomma, volavamo col pilota automatico. Da allora sono però successe diverse cose. Innanzitutto, il Pil sta rallentando e se il Pil rallenta le entrate dello Stato rallentano. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse verificatosi dalla metà di maggio gonfia la spesa per interessi. Questi due fattori alzano il deficit del 2019 di almeno lo 0,3 per cento. Quindi da 0,8 il pilota automatico ci porta a 1,1 per cento. Il pilota automatico dovrà però essere in parte disattivato.

Primo, nessuno vuole l’aumento dell’Iva. Senza questo aumento il deficit cresce dello 0,7 per cento del Pil (e siamo a 1,8). Secondo, ci sono le cosiddette spese indifferibili: tradizionalmente, il bilancio pluriennale dello Stato non include certe spese che vengono rifinanziate di anno in anno anche se, appunto, sono indifferibili (per esempio, le spese per le missioni all’estero che continueranno a meno di una decisione politica di riportare a casa le nostre truppe). Insomma, il nostro pilota automatico non includeva per il 2019 spese che quasi certamente si verificheranno. Queste valgono uno 0,3 per cento del Pil e vanno aggiunte al sopraccitato 1,8 per cento. Si arriva quindi a 2,1 per cento del Pil. Un deficit all’1,6 per cento (l’obiettivo Tria) allora non solo non lascia spazio alle promesse elettorali (flat tax, reddito di cittadinanza e controriforma Fornero) ma richiede misure dello 0,5 per cento del Pil, ossia per 8-9 miliardi.

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Per questo, Cottarelli consiglia al governo quattro strade:

La prima è fare tagli più incisivi: per esempio, si può finanziare l’inizio della flat tax tagliando deduzioni e detrazioni fiscali, ma qui i beneficiari di queste deduzioni e detrazioni si lamenterebbero. La seconda è alzare il deficit (anzi «attingere dal deficit», come ora si dice), ma il rischio qui è la reazione negativa dei mercati. La terza è fare il gioco delle tre carte: si prendono risorse già esistenti e le si riassegnano.

Per esempio, il reddito di inclusione diventa il reddito di cittadinanza dopo aver convogliato su questo una parte di altre risorse già stanziate per altre forme di lotta alla povertà. Oppure si cancellano gli 80 euro di Renzi e si usano le corrispondenti risorse (9-10 miliardi) per finanziare la flat tax. O si usano per lo stesso scopo le risorse già messe a bilancio per l’Iri, che a partire dal 2019 doveva portare benefici a piccole imprese e lavoratori autonomi. Quarto, si può pensare a interventi più creativi.

Leggi sull’argomento: Il Giornale e l’audio choc di Rocco Casalino

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