Contratto e salario minimo: il decreto dignità e i rider della Gig Economy

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-15

L’articolo 3 della bozza di decreto recita: “Non è consentito retribuire a cottimo, in tutto o in parte, le prestazioni di lavoro svolte tramite piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto”. Cosa succederà ai rider?

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Ieri Luigi Di Maio ha illustrato (si fa per dire: non c’era nulla) il contenuto del decreto dignità che dovrebbe rappresentare la prima mossa legislativa del suo ministero. Oggi Stefano Feltri sul Fatto fornisce molti particolari su uno dei quattro punti citati dal ministro ovvero la lotta alla precarietà. La grande battaglia sarà sulla riforma del decreto Poletti, cioèsui correttivi al Jobs Act del governo Renzi. L’intervento di più ampia portata, che verrà presentato nei prossimi giorni, sarà sui contratti a termine e sul lavoro in somministrazione (quello tramite agenzia, esploso negli ultimi anni).Ma la prima decisione dal forte impatto simbolico riguarda i rider: sette articoli del “decreto dignità”.

I fattorini dovranno diventare lavoratori come gli altri. L’articolo 3 della bozza di decreto recita: “Non è consentito retribuire a cottimo, in tutto o in parte, le prestazioni di lavoro svolte tramite piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto”. Si paga la disponibilità e poi, per chi viene davvero utilizzato, le consegne, ma ai fattorini viene garantito anche il “diritto alla disconnessione”: il datore di lavoro non può inviare comunicazioni “per un periodo di almeno 11 ore consecutive ogni 24 ore”dopo l’ultimo turno di disponibilità. La sanzione per chi sgarra va da 250 a 1.250 euro per ciascun periodo e ciascun lavoratore. Basta mandare una notifica o una mail a tutti i rider per trasformare la multa in un salasso.

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Il decreto dignità e la lotta alla precarietà: i rider (Il Fatto, 15 giugno 2018)

Ora la domanda è una: il business delle piattaforme riuscirà a sopravvivere a questo aumento del costo del lavoro e della rigidità dei contratti? O seguirà il destino di Uber, sempre più marginale nel mercato italiano dopo che una sentenza ha vietato la condivisione di auto private nel servizio Uber Pop?

Leggi sull’argomento: Il decreto dignità di Luigi Di Maio

 

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