Attualità
Davide Buraschi: il ragazzo con lo zainetto di piazza San Carlo si spiega
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-06-06
Ieri, mentre taluni luminari del diritto lo chiamavano “terrorista per gioco”, è stato scagionato da tutte le accuse. Oggi racconta cosa è successo in piazza San Carlo dal suo punto di vista. E si rivolge a un avvocato
Ieri, mentre taluni luminari del diritto lo chiamavano “terrorista per gioco”, la procura di Torino ha fatto sapere al Popolo dei Falò (e a chi li aizzava) che Davide Buraschi, il ragazzo con lo zainetto di Piazza San Carlo, è stato scagionato da accuse che in realtà nessuno gli aveva ancora mosso (a parte la stampa italiana). Anche il Corriere della Sera, che nella sua autorevolezza ieri riportava in prima pagina e virgolettata la bufala della «bravata», confermava quello che Repubblica e Stampa avevano capito il giorno prima, ovvero che la procura aveva deciso, dopo averlo sentito come testimone (e non come indagato, visto che non aveva l’avvocato), di non muovere nessuna accusa nei suoi confronti.
Davide Buraschi: il ragazzo con lo zainetto di piazza San Carlo
Oggi la versione di Davide Buraschi riesce finalmente ad arrivare sui giornali: la Stampa e Repubblica riportano le sue dichiarazioni virgolettate. Il ragazzo, che ha 23 anni e fa il magazziniere a Cinisello Balsamo, ha spiegato il perché del suo gesto in piazza San Carlo: «Ho sollevato le braccia per cercare di calmare la folla. Volevo far capire che non c’era alcun pericolo, che bisognava stare tranquilli. Ma hanno fatto di me un capro espiatorio. Quelle immagini mostrate in tv e sui siti mi si sono ritorte contro», ha detto al quotidiano di Torino.
Davide, fa sapere il quotidiano, ha chiuso i suoi profili social per paura di essere minacciato e per sfuggire al cyber-linciaggio. Se la prende, giustamente, con i media che hanno sbattuto il mostro in prima pagina ben prima che nei suoi confronti venisse davvero formulata un’accusa:
«Mi hanno tenuto in questura per ore. Ho spiegato tutto quello che avevo visto e che ho fatto. È stato terribile. I media hanno fatto di me un mostro, un sobillatore. Hanno cercato di scaricare su di me la colpa di quei mille e 500 feriti». I ricordi di Davide sono cristallizzati nella sua mente. Nonostante lo choc, ha ricostruito quegli istanti di panico e di follia che per poco non si sono trasformati in tragedia. «Eravamo sul 3 a 1. La delusione era tanta. A un certo punto ho sentito un forte odore. Forse uno spray al peperoncino spruzzato incautamente, forse una fiala puzzolente di quelle che di solito si usano per gli scherzi di carnevale. Non lo so. So solo che intorno a me si è creato un vuoto. Io sono rimasto al centro. Isolato».
Il racconto di Davide
Davide racconta anche che era in compagnia della sua fidanzata, Sharon, che ha avuto un attacco d’asma dopo aver sentito quel forte odore che imputa a una fiala di carnevale. Spiega di aver soccorso le persone che stavano male. Poi è stato rintracciato alle 4 del mattino e portato in questura dove è stato interrogato per ore. Quindi ha avuto la bella idea di aprire internet:
«Ho visto siti e tv. Sono stato dipinto come un mostro. In molti hanno scritto che mi avevano denunciato, che avevo confessato una bravata. Assurdo. Un linciaggio mediatico che non mi merito. E che non merita neppure la mia fidanzata. C’erano commenti tremendi su di noi. Qualcuno ci ha augurato le peggiori cose, come se fossimo dei criminali». Adesso Davide si è rivolto a un avvocato. «Voglio capire cosa sia successo. Mi dispiace per tutte quelle persone ferite, ma non è stata colpa mia. Adesso devono trovare i veri responsabili». Contro il giovane tifoso bianconero non è stata mossa alcuna accusa. È un testimone. Forse il primo sentito dagli uomini della questura, ma certamente uno dei tanti sfilati negli uffici di via Grattoni.
L’avvocato di Davide troverà il modo migliore per tutelare i diritti del suo assistito dalle diffamazioni insensate che ha dovuto subire. Ma bisogna considerare che a Davide purtroppo è successo quello che accade ogni giorno quando il Popolo dei Falò, aizzato da cattivi maestri come i media, decide di tirare fuori l’accendino. Non è il primo caso. E purtroppo non sarà neanche l’ultimo.