Economia
Cosa c’è dietro l’accordo tra FCA e Renault
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-05-28
Un gruppo con 167,83 miliardi di giro d’affari (ai dati 2018), che salirebbe a 260 miliardi se l’aggregazione si allargasse a Nissan
FCA e Renault hanno un accordo che costituirà un processo di integrale revisione della geografia dell’industria dell’automobile con prospettive di dominio planetario qualora si arrivasse a una triplice intesa coinvolgendo, come il ceo di Fca Mike Manley ha auspicato, anche l’intera Alleanza Renault Nissan Mitsubishi.
Il Sole 24 Ore spiega oggi che l’ipotesi è quella di formare un gruppo con 167,83 miliardi di giro d’affari (ai dati 2018), che salirebbe a 260 miliardi se l’aggregazione si allargasse a Nissan, che nell’esercizio chiuso al 31 marzo 2019, ha contabilizzato l’equivalente di 92 miliardi di euro di ricavi.
Valerio Berruti su Repubblica spiega che dal punto di vista del mercato dell’auto la Renault, per esempio, farebbe un bel passo in avanti nel segmento “premium” dove adesso è praticamente assente, grazie a Maserati e Alfa Romeo.
Le vetture di questi due marchi potrebbero completare la gamma francese di fascia alta, la più redditizia di tutte. Dal punto di vista della grande produzione, invece, a migliorare la posizione sarebbe invece Fca. La casa francese copre infatti tutti i segmenti. Soprattutto il B, quello della Renault Clio, leader in molti mercati europei, Italia compresa. La Fiat, invece, interrotta la produzione della Punto è ancora in ritardo su questo terreno anche se qualche progetto nel cassetto l’avrebbe pure.
La Renault, inoltre è forte nei piccoli diesel, settore che Fca sta gradualmente abbandonando. Salendo nella scala dei modelli, la casa francese ha una gamma completa anche nel segmento C con la Megane che va dalla berlina alla wagon, fino alla Scenic, per molto tempo leader tra le monovolume compatte. Mentre Fca ha soltanto la Tipo (prodotta in Turchia) e l’Alfa Giulietta.
Lo Stato francese, proprietario del 15% di Renault, spera che questo avvicinamento si realizzi con la totalità dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, e il ministero dell’Economia ha precisato che «il suo interesse industriale è di potenziare e di assicurare la durata di questo rapporto per costituire il primo costruttore del mondo». Ma il Sole 24 Ore segnala che trovare un accordo sarà complesso, viste le norme:
L’allargamento a tre dell’alleanza – che farebbe nascere il leader assoluto del settore con oltre 15 milioni di veicoli venduti e un posizionamento forte in tre continenti – non è però allo stato un’ipotesi concreta. Tant’è che, secondo gli accordi nippo-francesi ratificati da ultimo a fine 2015, dopo vent’anni di partnership industriale e con in mano la quota di maggioranza del 43,4%, Renault è ancora espressamente tenuta a rispettare la “prassi” di «non interferenza nella governance di Nissan».
Per contro, secondo le norme francesi che regolano le partecipazioni incrociate, le azioni Renault detenute da Nissan Finance – pari al 15% del capitale – non contribuiscono al quorum nelle assemblee, nè possono esercitare i diritti di voto. Ciò si traduce nel fatto che Renault non ha il controllo di fatto di Nissan, che infatti non consolida integralmente in bilancio, ma solo a equity. Allo stato, dunque, Nissan entra solo “di riflesso” nei conti dell’aggregato, analizzati con l’ausilio di R&S-Mediobanca.
Oggi Exor col 29% del capitale dispone del 42% di diritti di voto di Fca. In Renault a farla da padrone è lo Stato, che col 15% ha il 28,6% di diritti di voto, con una limitazione al 17,9% o al 20% su alcune materie, a seconda che la partecipazione alle assemblee sia inferiore o superiore al 70%, come concordato nell’ambito dei rapporti con Nissan, che non può invece votare per il suo 15%.
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