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Corrado Guzzanti truffato che andava avanti a scatolette di tonno

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-13

A Roma il processo per l’ex manager con la testimonianza dell’attore, che si è visto la casa pignorata e si è trovato in vere difficoltà economiche

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Il produttore Terenzio Valerio Trigona e il suo bracco destro Cesare Vecchio sono a processo per truffa ai danni di Corrado Guzzanti, che ieri si è presentato a piazzale Clodio per testimoniare.

Corrado Guzzanti truffato che andava avanti a scatolette di tonno

Trigona è il manager storico di Guzzanti: il suo rapporto professionale con l’attore inizia nel 1994 e si conclude nel 2013 in seguito a quella che Guzzanti davanti al tribunale monocratico chiamerà “un danno da quasi un milione di euro con la mia abitazione pignorata dalla banca”. Trigona avrebbe anche confessato la truffa a Guzzanti.

La storia comincia quando Trigona si offre di tenere la contabilità dell’artista, anche se è coproduttore di spettacoli come L’Ottavo Nano. Il manager a quel punto decide di aprire un conto per comprare obbligazioni “tedesche” al 4% di interesse, per pagare quanto dovuto al fisco rateizzando e con un ricavo. Ma dopo aver ottenuto la delega a quanto pare non ha effettuato gli investimenti, falsificando i documenti che mostrava a Guzzanti, inventando anche guadagni per 6,5 milioni di euro. A quanto sembra, il conto non è invece mai esistito.

La truffa di Terenzio Trigona a Corrado Guzzanti

Guzzanti è stato truffato anche in altri modi da Trigona, il quale ha evitato di pagare imposte o le pagava in ritardo generando un debito di 900mila euro verso l’erario. Anche per il film Fascisti su Marte balla una presunta truffa: una fidejussione bancaria chiesta e mai riscattata nonostante gli annunci di Trigona. E poi c’è l’episodio raccontato dal Mattino:

La mole di debiti sarebbe tornata come un boomerang contro l’attore che, anni dopo, nel 2013, si sarebbe visto presentare alla porta l’ufficiale giudiziario per un avviso di pignoramento della sua casa. Da qui la scoperta del raggiro, compresa una serie di prelievi, assegni e operazioni di giroconto avvenuti sul conto dello showman apponendo la sua firma falsa. Una condotta che la procura attribuisce non solo a Trigona, ma anche a Vecchio.

«Ho scoperto di essere talmente rovinato che 500 euro mi avrebbero fatto comodo», racconta Guzzanti di quel periodo. Dopo 30 anni di carriera l’attore, infatti, avrebbe ripreso a «lavorare come un matto per salvare la casa». Un periodo di magra che lo avrebbe anche costretto ad andare avanti «a scatolette di tonno»,ironizza.

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