Coronavirus: gli scioperi per le fabbriche aperte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-12

Scioperi in Piemonte, in Liguria, nel porto di Genova e a Terni: “In queste ore nelle fabbriche si stanno determinando confusione e panico anche perché si registrano i primi casi di contagio che, in alcuni casi, non vengono resi pubblici dalle aziende”, denuncia il sindacato

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In molte provincie come Asti, Vercelli e Cuneo sono in corso nelle fabbriche fermate e scioperi (Mtm, Ikk, Dierre, Trivium) con adesioni altissime. Lo rende noto la Fiom Cgil Piemonte. “In queste ore nelle fabbriche si stanno determinando confusione e panico anche perché si registrano i primi casi di contagio che, in alcuni casi, non vengono resi pubblici dalle aziende”, spiega il segretario generale della Fiom Cgil Piemonte, Vittoria De Martino.

Coronavirus: gli scioperi per le fabbriche aperte

Mattinata di scioperi spontanei anche in alcune fabbriche di Brescia che non hanno chiuso la produzione, con gli operai che chiedono maggiori tutele dal punto di vista sanitario alla luce dell’emergenza da Coronavirus. “Non siamo carne da macello”, è stato detto dagli operai di alcune aziende della provincia che chiedono la sospensione dell’attività per 15 giorni. “Stiamo discutendo con le aziende per capire come affrontare questa situazione. Registriamo scioperi in quattro o cinque realtà” ha detto il segretario della Cgil di Brescia Francesco Bertoli. “Ci sono aziende anche grandi che si sono fermate, mentre altre che per motivi di commesse legate a penali, sono in difficoltà e non possono sospendere la produzione. Il nostro obiettivo – aggiunge il segretario della Cgil di Brescia – è quello di riuscire ad ottenere quantomeno delle riduzioni di orario per garantire la sicurezza agli operai”.

Durante la mattinata anche in Emilia-Romagna ci sono stati casi isolati di sciopero (come alla Bonfiglioli di Bologna o alla Gardner Denver di Parma), mentre in alcuni casi, come alla Dieci di Montecchio, nel Reggiano, la protesta è rientrata dopo un confronto con l’azienda. Lodi conferma la possibilità di mobilitazioni “laddove le aziende si dimostrino restie a garantire le condizioni di sicurezza”. Una possibilità che sarà discussa nel pomeriggio in una riunione tra le Fiom regionali e la segreteria nazionale.

USB chiama i lavoratori alla mobilitazione

Usb chiama i lavoratori alla mobilitazione con l’apertura delle attività produttive “utilizzando le forme di lotta più opportune, compreso lo sciopero per difendere l’incolumità e il salario dei lavoratori”. Il sindacato di base se la prende in particolare con Confindustria, che avrebbe fatto pressioni al governo perché non fermasse gli stabilimenti produttivi. “Il governo Conte si e’ piegato a Confindustria che continua ostinatamente a imporre l’apertura di tutti i settori produttivi compresi quelli non essenziali. Di nuovo questa classe dirigente senza scrupoli antepone il profitto alla salvaguardia della salute e della sicurezza dei lavoratori e del paese”, attacca Usb. “Sebbene il governo abbia dichiarato l’Italia zona protetta, si scopre che rimarranno aperte, le industrie, le banche, le compagnie della logistica e buona parte degli uffici pubblici. Ossia milioni di lavoratori continueranno ad essere costretti ad andare a lavorare mentre c’e’ un’epidemia in corso”, protesta il sindacato di base. Oltretutto, “nei decreti governativi mancano delle disposizioni e degli obblighi chiari e dettagliati per i datori di lavoro, sia per rispettare i requisiti di sicurezza e sia per ridurre il numero dei lavoratori ‘circolanti’. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti ai lavoratori non vengono forniti gli strumenti minimi di protezione individuale, e sono poche le aziende che sanificano gli ambienti di lavoro”, è la denuncia di Usb.

scioperi fabbriche coronavirus 1

Anche i lavoratori delle officine di Riparazioni Navali al porto di Genova oggi hanno deciso di non andare a lavoro, e lo sciopero, indetto da Fim, Fiom e Uilm, durerà almeno fino a domani alle 17. Il fermo, avvisa la Fiom Cgil di Genova, “continuera’ finche’ non saranno garantite le condizioni di sicurezza” considerata l’emergenza Coronavirus. “I lavoratori salgono e scendono dalle navi e si spostano in spazi molto ristretti- spiega Bruno Manganaro, segretario della Fiom Cgil di Genova, in riferimento alle precauzioni da applicare sui luoghi di lavoro imposte dal Governo per l’emergenza Coronavirus- non è data garanzia delle distanze di sicurezza, molto spesso mancano gli indumenti di protezione, anche quelli piu’ banali come una mascherina”. Tra l’altro, se il Governo dice “che non si può camminare in strada, allora non si può nemmeno stare sullo scafo di una nave”, continua Manganaro, facendosi portavoce di migliaia di lavoratori del settore metalmeccanico al porto di Genova. Oltre alla garanzia di maggiore sicurezza, i lavoratori e la Fiom di Genova, chiedono che “venga garantita la totalita’ dello stipendio e non solo una parte” anche in questo momento emergenziale.

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