Coronavirus, panic selling e vendite: cosa fare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-10

La volatilità torna ai massimi dalla crisi finanziaria del 2008. I consigli degli esperti per tutelare il portafoglio, evitare l’emotività e cogliere le opportunità al momento giusto

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L’epidemia di Coronavirus prima e lo shock petrolifero poi hanno di fatto azzerato le certezze degli investitori dopo i maxi guadagni messi a segno in questi anni. Che fare ora? Come proteggere il proprio patrimonio da una simile ondata di vendite? Il crollo può essere un’opportunità per comprare? Il Sole 24 Ore oggi riepiloga in una serie di domande e risposte  come orientare le proprie strategie di investimento e navigare nella tempesta perfetta sui mercati.

Quanto durerà?
È probabile che l’instabilità sui listini continuerà a farsi sentire fintanto che l’epidemia non avrà fatto segnare un cambio di passo. Un fattore di incertezza è dato dal fatto che, se in Italia siamo nel pieno dell’epidemia, non sappiamo se in altri Paesi europei o negli Stati Uniti si possa assistere a un copione simile a quello visto da noi. Il consiglio resta quello di seguire l’evoluzione della crisi tenendo conto che ogni segnale di stabilizzazione potrà essere il pretesto per un rimbalzo sui mercati. Resta da capire se la volatilità di questi giorni e l’instabilità del mercato petrolifero potrà lasciare delle cicatrici.

Secondo diversi analisti il fronte da monitorare con maggior attenzione è quello del debito societario: se il blocco delle attività dovesse provocare un’ondata di default la crisi sanitaria potrebbe trasformarsi in crisi finanziaria dagli esiti imprevedibili. La speranza è che le banche centrali, consapevoli di questo rischio, adottino provvedimenti per tamponare le esigenze di liquidità delle aziende. I provvedimenti che la Bce vorrà adottare per contenere la crisi saranno decisivi per disinnescare questo rischio.

Dove colpisce il panic selling?
Il mercato azionario, come dimostra, il crollo di questi giorni è il bersaglio ideale dei ribassisti in quanto classe di investimento rischiosa per eccellenza. Ma ad essere esposti in questa fase sono anche i bond a rischio: in primo luogo i BTp italiani che scontano gli effetti sull’economia di un prolungato blocco dell’attività. E lo stesso vale per altri bond rischiosi come i societari high yield. Il crollo del petrolio complica il quadro perché potrebbe mettere in ginocchio le iperindebitate compagnie di shale oil americane. Tutte le economie emergenti la cui economia dipende dall’export di materie prime (Russia e Brasile in primis) sono soggette ad essere vendute.

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I mercati e le Borse (Il Sole 24 Ore, 10 marzo 2020)

Vendere o no?
Facile dire di non farsi prendere dal panico. Per chi, però, ha un orizzonte temporale breve e magari tra sei mesi deve comprare casa, lo scenario sui mercati può sembrare spaventoso. Molto dipende dalla situazione di partenza, dal tipo di portafoglio e dal fatto che si abbiano attività finanziarie in guadagno o in perdita. «C’è la probabilità che i mercati scendano ancora – spiega Sandrini -. Visti i rialzi per via del panico, potrebbe avere senso liquidare fondi esposti a titoli governativi americani o tedeschi. Se si ha un portafoglio con un profilo conservativo, per esmpio investito in azioni fino al 30% , crediamo che sia meglio attendere le risposte di politica monetaria o fiscale».

Quali sono i beni rifugio?
I beni rifugio sono delle classi di investimento privilegiate dagli investitori durante le fasi di turbolenza finanziaria. Tra questi rientrano le obbligazioni governative e le valute di Paesi ritenuti altamente affidabili, come Usa, Germania, Giappone. Tra le materie prime il bene rifugio più importante è l’oro. Solitamente durante le fasi di mini-turbolenza vengono prima acquistati Treasury Usa, Bund, dollaro, yen. L’oro è considerato il bene rifugio di ultima istanza. Ciò vuol dire che quando viene massicciamente acquistato siamo in presenza di una forte turbolenza finanziaria. Va anche detto che i beni rifugio non sono strumenti semplici da gestire per un piccolo risparmiatore. Perché quando sul mercato torna il sereno il prezzo dei beni rifugio tende a scendere. Quindi non è detto che non ci possa scottare anche con i cosiddetti beni rifugio.

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