Economia
Coronavirus: i lavoratori più a rischio
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-04-11
Gli studi adottano un criterio di base: la pericolosità delle attività lavorative dipende da chi è costretto ad avere una interazione fisica con i “clienti” ed a chi deve lavorare vicino ad altre persone mettendo a rischio la regola numero uno dell’armamentario anti-covid: stare a un metro di distanza da altri esseri umani
La nuova classificazione dei rischi sul lavoro ai tempi del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 è al centro di due studi, uno dell’Inail formulato nell’ambito di una collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, e un altro dell’Inapp, l’Istituto nazionale per le politiche pubbliche che dipende dal ministero del Lavoro. Il Messaggero oggi spiega che entrambi gli studi adottano un criterio di base: la pericolosità delle attività lavorative dipende da chi è costretto ad avere una interazione fisica con i “clienti” ed a chi deve lavorare vicino ad altre persone mettendo a rischio la regola numero uno dell’armamentario anti-covid: stare a un metro di distanza da altri esseri umani.
In particolare l’analisi Inail-Iss suddivide le attività lavorative in tre stadi di rischio: alto, medio e basso. In quota alla fascia ad alto rischio – come accennato- appartengono le attività legate ad una maggiore prossimità fisica: medici e infermieri (ed in particolare dentisti e tecnici odontoiatri); barbieri, parrucchieri ed estetisti; trainer delle palestre; disc jockey; baristi;camerieri; maestri d’asilo e delle elementari. A rischio medio o comunque più gestibile sono considerati i cassieri delle banche e delle Poste; gli impiegati degli uffici pubblici che lavorano con il pubblico; gli operai addetti alle linee di montaggio o che comunque lavorano in squadre. A basso rischio sono invece i lavoratori che possono operare da soli o in ambienti aperti o con scarso afflusso di pubblico e dunque agricoltori, notai, avvocati (ma non se frequentano i tribunali),chi lavora nel settore delle vendite immobiliari oppure fa lavori di manutenzione come l’idraulico o l’elettricista.
In particolare tra i dieci settori con la maggiore esposizione a malattie e infezioni, quelli del settore sanitario – la cui attività vitale in tempi di epidemia non può essere chiaramente sospesa – riportano i valori più alti (vedi la tabella al centro del grafico). Un alto rischio è presente, inoltre, trai settori dell’istruzione pre-scolastica e degli asili nido, che, al contrario del comparto sanità, figurano tra i settori che hanno temporaneamente interrotto la loro attività.