Coronavirus: l’allarme del ministero a gennaio sottovalutato dalla Regione Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-18

Proprio quel giorno l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, dopo aver ricevuto una circolare del ministero, convoca la prima riunione della task forse della sanità lombarda. Mai medici di base dicono di non aver ricevuto le linee guida

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Un allarme del ministero della Salute che risale al 23 gennaio scorso, un mese prima dell’esplosione dell’emergenza Coronavirus in Italia con i casi di Codogno. Proprio quel giorno l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, dopo aver ricevuto una circolare del ministero, convoca la prima riunione della task forse della sanità lombarda. Ma, racconta oggi La Stampa in un articolo a firma di Monica Serra, non invia le linee guida ai medici di base e agli specialisti ospedalieri.

Coronavirus: l’allarme del ministero a gennaio sottovalutato dalla Regione Lombardia

La storia, secondo il quotidiano, fa parte delle carte che l’inchiesta della procura di Milano sta valutando riguardo la strage degli anziani nelle RSA lombarde. «I medici di Asst, Irccs, case di cura accreditate, ospedali classificati, medici di famiglia, etc – dichiarò all’epoca l’assessore Gallera – devono segnalare i casi sospetti all’Ats di competenza, attraverso procedure informatiche specifiche, gestendo il paziente in stretto raccordo con i referenti delle malattie infettive».

Dunque, la Regione, un mese prima dell’esplosione della pandemia sa che esiste un rischio concreto per il coronavirus. Ma che cosa fa? Annuncia l’elaborazione di un «raccordo operativo» con medici di base e pediatri del territorio. «Abbiamo nelle scorse ore – dice sempre Gallera – emanato alcune indicazioni procedurali importanti per i medici di base e per gli specialisti ospedalieri, in costante raccordo con il Ministero della Salute». Quelle “linee guida” però, come dichiara il presidente dell’Ordine di Milano, Roberto Carlo Rossi, «ai medici di base non sono mai arrivate. E non abbiamo mai avuto notizia del lavori della task force. Peccato, abbiamo perso un mese per prepararci all’emergenza». Quindi, l’assessore Gallera sostiene in gennaio di aver lavorato «in raccordo» con i medici di base che però dicono di non saperne nulla.

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L’ospedale di Alzano e quello di Codogno (Corriere della Sera, 9 aprile 2020)

Il racconto, ripetiamo, è datato gennaio e non febbraio. E le parole di Gallera fanno sorgere interrogativi a cui potrà dare risposta soltanto la procura:

Perché se quindi c’era stata una riunione che aveva stabilito delle «linee guida» queste non vengono applicate? Oppure: che linee guida erano? Mistero. Ieri la Regione, pur interpellata, non ha dato risposte. Certo è che se gli interventi fossero stati pianificati il giorno in cui venne fatta la riunione, ovvero il mese prima che la Lombardia venisse travolta, forse si sarebbero potuti evitare i provvedimenti urgenti nel pieno della crisi sanitaria. Come, ad esempio, l’ormai famosa delibera dell’8 marzo che chiedeva alle rsa di accogliere pazienti Covid «a bassa intensità» per liberare posti letto negli ospedali ormai allo stremo. Decisione ora sotto al lente d’ingrandimento dell’inchiesta della Procura sui morti nei centri per anziani.

Il 31 gennaio Gallera annuncia che «i lavori della task force sono al completo e la macchina è pronta. Attende indicazione dal Ministero». Ma la prima circolare ai medici di base è solo del 23 febbraio, due giorni dopo Codogno, e non contiene indicazione suoi sintomi della malattia.

EDIT ORE 16,47: La replica di Gallera:

“Le ATS avevano immediatamente informato tutti i medici di Base e i Pediatri di Libera Scelta” delle linee guida per l’allarme Coronavirus del 23 gennaio della Regione Lombardia: l’assessore al Welfare Giulio Gallera lo ha scritto in una nota smentendo quelle che definisce ricostruzioni strumentali e ricordando che “”prima del caso di Codogno sono stati eseguiti 100 tamponi a cittadini con i requisiti indicati dalle prescrizioni ministeriali (provenienti dalla Cina, o loro contatti) secondo le procedure stabilite. Le analisi, fino ad allora, avevano sempre dato esito negativo”. “Le carte non mentono: Regione Lombardia – ha commentato Gallera – ha dato piena e pronta attuazione alle linee guida del Ministero della Salute del 22 gennaio che avevano per oggetto le modalità di presa in carico dei cittadini al rientro dalla Cina e i loro contatti che presentavano sintomi riferibili al Covid, trasmettendole a tutti i rappresentanti del sistema socio-sanitario il 23 gennaio, con nota G.1.2020.0002677. Ogni altra ricostruzione su ritardi e omissioni e’ priva di fondamento, vergognosa e strumentale”. “La segnalazione – ha ripercorso l’assessore – era stata diffusa ad ASST e ATS, Case di Cura accreditate, direttori di U.O. e di Dipartimento Malattie infettive e laboratori. Le ATS avevano immediatamente informato tutti i medici di Base e i Pediatri di Libera Scelta. La circolare trasmessa indicava già le procedure di ‘Diagnosi di caso sospetto’, le procedure di ‘Segnalazione alle autorità sanitarie”, stabiliva i laboratori di analisi di riferimento e le prescrizioni per la presa in carico del paziente’. “Il 27 gennaio – ha aggiunto – ovvero quattro giorni dopo, Regione Lombardia diramava una nuova comunicazione indicando anche i 17 reparti di malattie infettive che avrebbero preso in carico i pazienti, distribuiti su tutto il territorio regionale. Tale informativa veniva trasmessa anche al Presidente degli Ordini dei medici lombardi. Tant’è che pochi giorni dopo, il 20 febbraio, proprio l’Ordine dei medici di Milano organizzava un convegno specifico su questo argomento, invitando come relatore un rappresentante del Dipartimento di Prevenzione dell’ATS di Milano”. Il 7 febbraio poi le indicazioni sono state “approfondite” con una “nuova informativa che prevedeva anche norme comportamentali per la gestione dei controlli negli aeroporti, nelle scuole, negli esercizi pubblici e negli istituti penitenziari”.

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