Professionisti: no ai contributi a fondo perduto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-18

Per il Mef, spiega oggi il Corriere della Sera, la platea è troppo estesa e avrebbe un costo elevato per il governo. Esclusione dal fondo perduto, limiti reddituali per accedere agli incentivi, tempi biblici per l’erogazione della cassa integrazione, niente credito di imposta per gli studi nelle proprie abitazioni

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Per i professionisti il ministero dell’Economia ha detto no ai contributi a fondo perduto. Via XX Settembre ha espresso parere negativo sugli emendamenti al DL Rilancio che chiedevano di includerli tra i beneficiari, anche se alcuni hanno ricevuto il bonus da 600 euro per un solo mese.

Professionisti: no ai contributi a fondo perduto

Per il Mef, spiega oggi il Corriere della Sera, la platea è troppo estesa e avrebbe un costo elevato per il governo. Esclusione dal fondo perduto, limiti reddituali per accedere agli incentivi, tempi biblici per l’erogazione della cassa integrazione, niente credito di imposta per gli studi nelle proprie abitazioni, questi sono i temi di scontro che coinvolgono anche i quattro milioni di professionisti associativi.

«Rappresentiamo un mondo di lavoratori ad oggi invisibili agli occhi del governo — afferma Emiliana Alessandrucci, presidente del Coordinamento libere associazioni professionali — Gli incomprensibili limiti ad alcune misure governative, poi, portano all’esclusione di una larga parte del mondo professionale dal sostegno pubblico. La mancata convocazione agli Stati generali, sembra confermare il nostro sospetto: il governo non è attento alle nostre esigenze e non capisce l’importanza del mondo professionale». Chi invece agli Stati generali ci sarà (domani), in rappresentanza delle professioni ordinistiche, è la presidente del Comitato unitario professioni Marina Calderone che presenterà al governo un elenco di proteste e di proposte.

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I contributi a fondo perduto (Il Sole 24 Ore, 15 giugno 2020)

«L’esclusione dalla fruizione del contributo a fondo perduto — ricorda Calderone — risulta tanto più incomprensibile, vista la difficoltà oggettiva in cui versa il settore delle professioni, Ciò crea una ingiustificata disparità di trattamento tra soggetti che svolgono le medesime attività. Non va infatti dimenticato che le società tra professionisti, per poter operare, devono essere iscritte agli ordini e collegi professionali di appartenenza dei soci e che il mandato professionale sottoscritto dalle società con i clienti, deve obbligatoriamente indicare il professionista incaricato di svolgere l’attività. Se l’Italia vuole ripartire non può fare a meno di sostenere i liberi professionisti».

Una disparità che nasce, secondo il sospetto dei professionisti, da un vecchio pregiudizio. «Negli ultimi 12 anni — afferma il Presidente di “Economisti e giuristi insieme”, Massimo Miani —ciascun professionista ha perso circa 13mila euro di reddito l’anno. Per questo è inaccettabile sentire ancora pregiudizi sui professionisti come classe privilegiata che non ha bisogno di aiuti».

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