Economia

Come Confindustria annunciava grandi piani di rilancio e ora si riduce a chiedere indietro i soldi delle accise

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-18

Più che investire, l’abitudine degli industriali da anni è sempre la stessa, quella di chiedere soldi allo Stato con una lista monotona: riduzione dell’Irap, riduzione del cuneo fiscale, fondi pubblici per gli investimenti, sgravi fiscali, taglio allo Stato sociale

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I Padroni del Vapore – come li chiamava Ernesto Rossi – cambiano ma restano sempre uguali. Dopo aver detto che il governo ha fatto più danni del Coronavirus mentre in quel di Bergamo si runnava insieme a COVID-19 che proprio Carl Lewis spostate, Confindustria ieri ha fatto la sua proposta all’esecutivo per il rilancio del paese: ridateci i soldi dell’accisa sull’energia elettrica abrogata nel 2012. Carlo Bonomi si riferisce a una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che le aziende che l’hanno versata hanno diritto alla restituzione di quanto versato nelle annualità per le quali non è scattata la prescrizione di 10 anni: il 2010 e il 2011 che ammontano a 3,4 miliardi. Roberto Gualtieri, ministro dell ’Economia, ha risposto che “Confindustria sa benissimo che lo Stato farà la sua parte” aggiungendo che il caso sollevato “riguarda una vecchissima accisa” che risale al 1998 e sarà “senz’altro”risolta. Il Fatto Quotidiano scrive che  la restituzione alle imprese dipende non dallo Stato,ma dalle società di vendita di energia elettrica. Poi Salvatore Cannavò ricorda che il copione degli industriali è sempre lo stesso da decenni: secondo il rapporto della Commissione Ue, nel 2018 gli investimenti delle imprese erano al 10,2% del Pil, “leggermente al di sotto del valore del 2008 (10,7). E, proseguiva, “sebbene la spesa per R&S sia in aumento negli ultimi anni, il livello rimane nettamente al di sotto della media dell’Ue ”.

Più che investire, l’abitudine è stata invece di chiedere soldi allo Stato con una lista monotona: riduzione dell ’Irap, riduzione del cuneo fiscale, fondi pubblici per gli investimenti, sgravi fiscali, taglio allo Stato sociale. I “consigli ”sono stati sempre questi e i migliori rapporti sono sempre stati con governi inclini alle ragioni d’impresa: Come Renzi: “Giorgio Squinzi rinsalda il feeling degli industriali con il governo Renzi e scalda la prepartita coni sindacati” è la sintesi dell ’Ansa del 2015.

carlo bonomi confindustria accise energia 1L’anno seguente, il nuovo leader, Vincenzo Boccia, si spinge ancora oltre: “Bisogna portare avanti con coraggio e determinazione un percorso deciso di riforme costituzionali, istituzionali ed economiche”. Tutto è pronto per giungere al capolavoro dell’U fficio Studi di Confindustria che nel 2016 prevede scenari apocalittici – “una nuova, grave emergenza economica”–in caso di vittoria del No al referendum costituzionale. L’autore di quel report, Luca Paolazzi, peraltro buon giornalista, intervistato da Antonello Caporale su questo giornale, si è giustificato così di fronte al fallimento di quelle previsioni: “Abbiamo previsto uno scenario che si sarebbe potuto avverare” ma sì, forse è vero “sono stato un tantinello apocalittico”. Quasi come Bonomi, verrebbe da dire.

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