Come un milione di italiani fugge dal Sud per curarsi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-05

Il fenomeno delle migrazioni sanitarie è anche figlio della discriminazione sociale. Perché al centro-nord quando il servizio pubblico non soddisfa le esigenze degli assistiti, soprattutto per i tempi di attesa, si sopperisce aprendo il portafoglio. Al Sud si fanno le valigie

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Sono 713mila i pazienti dal Lazio in giù costretti a fare le valigie per trovare un posto in reparto. I ricoveri fuori regione, racconta oggi La Stampa, erano il 7,6% di quelli complessivi nel 2010, sono cresciuti all’8,8%. Un esercito che sale a un milione, se si considera anche chi emigra per accertamenti diagnostici complessi. Flusso generato in particolare da chi cerca un posto in reparti di ortopedia, chirurgia generale e riabilitazione. A disegnare la nuova mappa dei viaggi della speranza è un rapporto dell’Università Bocconi presentato oggi a Bari:

Il fenomeno delle migrazioni sanitarie è anche figlio della discriminazione sociale. Perché al centro-nord quando il servizio pubblico non soddisfa le esigenze degli assistiti, soprattutto per i tempi di attesa, si sopperisce aprendo il portafoglio. Al Sud si fanno le valigie. Magari finendo per intasare ancor di più le liste d’attesa. Ad eccezione di Marche e Umbria infatti a nord della Campania le famiglie spendono per le cure nel privato più della media nazionale di 604 euro l’anno. Con la Valle d’Aosta che tocca i 1.030 euro di spesa, seguita dalla Lombardia con 793 euro, mentre la Campania, terra di migranti, si ferma a 374 euro.

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I migranti della salute a caccia di un letto (La Stampa, 5 dicembre 2019)

Per uscire da questa situazione il Ministro della salute, Roberto Speranza, ha portato a casa con la manovra due miliardi in più per l’edilizia sanitaria. «Ma occorre anche invertire la rotta del privato, che oggi investe poco al Sud, dove serve creare strutture ma anche competenze e organizzazione. Perché se la prima causa di esodo sanitario dalla Puglia è l’intervento all’alluce valgo, vuol dire che non è questione di carenza di alta specializzazione ma di offerta che non soddisfa la domanda», afferma Paolo Migliavacca, direttore generale degli Istituti clinici scientifici Maugeri, che a Bari hanno investito 30 milioni per un nuovo ospedale di alta specialità da 246 posti letto, tirato su in 15 mesi. Esempio di come al Sud si possa invertire il senso di marcia.

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