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Circumvesuviana, l’accusa di stupro e le motivazioni del tribunale

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-05

Secondo i giudici la ragazza è “una bugiarda patologica”: il Mattino scrive oggi che i togati la descrivono come “bipolare, con un vissuto sessuale e familiare caotico, problematico,sempre al centro delle sue terapie”

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Per l’accusa di stupro in Circumvesuviana, l’ottava sezione del Tribunale del Riesame di Napoli ha di fatto ribaltato lo scenario che si era sino a ieri delineato e ha rimesso in libertà il 19enne Raffaele Borrelli, annullando la custodia cautelare così come era già successo nei giorni scorsi per gli altri due giovani coinvolti nella vicenda: Alessandro Sbrescia (18 anni) e Antonio Cozzolino (19).

Circumvesuviana, l’accusa di stupro e le motivazioni del tribunale

Per i giudici il 5 marzo scorso nell’ascensore della stazione della Circumvesuviana non vi fu nessuna violenza, gli indizi sono insussistenti e la ragazza avrebbe mentito. A convincerli sono state in particolare le immagini delle telecamere che, al contrario di quanto sostenuto nel corso delle indagini, pur non inquadrando l’interno dell’ascensore offrirebbero indicazioni di tutt’altro segno.

I fotogrammi mostrano gli indagati che «escono insieme alla ragazza perfettamente ricomposta nel vestiario, con il cellulare in mano e la borsa a tracolla in condizioni di apparente tranquillità». «L’atteggiamento della giovane, soprattutto nei momenti successivi a quella che è stata denunciata come un’efferata violenta sessuale di gruppo, appare a chiunque esamini il filmato in totale contrasto con un’esperienza di elevata traumaticità e drammaticità».

La giovane – una ventiquattrenne che vive con i genitori nella vicina Portici ed è da tempo in cura per una grave forma di anoressia (pesa 50 chili) – a giudizio del Tribunale «non ha detto la verità anche a causa della patologie di cui soffre». I giudici inoltre hanno ritenuto inattendibili anche le relazioni mediche che avevano attestato la violenza, compreso il referto psicologico rilasciato il 5 marzo dal pronto soccorso «Codice rosa» del Servizio di prima accoglienza per le donne vittime di violenza dell’ospedale Cardarelli, che indicava «la presenza di uno stato traumatico correlato allo specifico evento di violenza sessuale deponendo per una totale assenza di consensualità da parte della ragazza».

“Una bugiarda patologica”

Secondo i giudici la ragazza è “una bugiarda patologica”: il Mattino scrive oggi che i togati la descrivono come “bipolare, con un vissuto sessuale e familiare caotico,problematico,sempre al centro delle sue terapie”. Scrive il quotidiano nell’articolo a firma di Leandro Del Gaudio:

Scrivono i giudici Pepe, Foschini e Calabrese: «In due occasioni (5 e 11 marzo), la ragazza aveva dichiarato di essere stata spinta in ascensore; di aver provato a mordere i genitali di uno dei ragazzi pur di difendersi e di aver poi esclamato la frase “Dio mio ti prego basta”».

Ma le immagini raccontano scene differenti: «La giovane saluta Alessandro Sbrescia, poi sale con i tre ragazzi la rampa di scale, mentre Alessandro ha un braccio appoggiato sulla spalla di lei; poi si vedono i due abbracciati, mentre lei fuma una sigaretta, consulta il cellulare, chiama l’ascensore che risulterà non funzionante; sempre abbracciati i due si spostano verso un altro ascensore, poi lei offre un tiro di sigaretta ad Alessandro, per poi entrare spontaneamente in quell’ascensore, smentendo così l’ipotesi della spinta».

I giudici spiegano anche perché non hanno tenuto conto delle relazioni dell’ospedale: «Al riguardo deve censurarsi la superficialità delle informazioni fornite dal medico, senza confronto con i complessi dati clinici rinvenibili nella cartella». Stando al quadro clinico dell’ospedale di Torre del Greco, a partire dal 2016 emerge una ragazza disturbata, che vive in modo complesso e patologico la sfera sessuale, in un contesto familiare problematico. È in questo senso che le relazioni mediche del Cardarelli disposte dalla Procura dieci giorni fa vanno considerate del tutto prive di valenza probatoria.

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