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Chloe Ayling: la modella rapita da Lukasz Pawel Herba
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-08-07
La ragazza ha rilasciato ieri un’intervista al TG1. Il suo aguzzino, il 30enne polacco Lukasz Pawel Herba, le avrebbe detto di aver guadagnato 15 milioni di dollari in cinque anni. E che tutte le ragazze vendute come schiave sessuali dall’organizzazione ‘Black death group’ sul deep web sarebbero destinate ai Paesi arabi
Si chiama Chloe Ayling la modella rapita dal polacco Herba Lukasz Pawel, sedicente membro del «Black Death group». In un’intervista rilasciata al Tg1 la modella inglese di 20 anni attratta con un’offerta di un servizio fotografico a Milano ha detto: “Ho subito un’esperienza terribile. Ho temuto per la mia vita minuto per minuto. Sono infinitamente grata alla polizia italiana e a quella britannica per avermi salvato. Hanno lavorato giorno e notte per trovarmi”
Chloe Ayling: la modella rapita da Lukasz Pawel Herba
Chloe Ayling ha riferito di star bene e che quello del mese scorso era il suo primo viaggio in Italia. La modella vive con la madre in un quartiere popolare a sud di Londra. Dagli interrogatori, come rivela sempre il Tg1, emergono anche altri dettagli. Chloe ha raccontato che il suo aguzzino, il 30enne polacco Lukasz Pawel Herba, le avrebbe detto di aver guadagnato 15 milioni di dollari in cinque anni. E che tutte le ragazze vendute come schiave sessuali dall’organizzazione ‘Black death group’ sul deep web sarebbero destinate ai Paesi arabi. Ne vengono vendute all’asta almeno tre alla settimana, secondo il racconto di Herba riferito agli inquirenti dalla modella, e chi le acquista può poi regalarle o darle in pasto alle tigri.
I complici del Black Death Group
La ragazza riferisce che durante il trasporto le è stata data dell’acqua da “uno degli incappucciati”, quindi si tende a pensare che a gestire il sequestro fosse più di una persona. I dati su internet che raccontano del contatto l’organizzazione criminale sul deep web scandagliata nel 2016 da un rapporto Europol pare essere stata creata da Herba: i materiali erano stati prodotti proprio dai computer del polacco arrestato il 17 luglio mentre, lasciando andare l’ostaggio, la riaccompagnava vicino al consolato.
Anche la testimonianza della ragazza non aiuta da questo punto di vista:
«Dopo qualche minuto è risalito nella camera un uomo a viso scoperto» (il polacco, ndr) «e mi ha detto in inglese che nel frattempo al telefono il loro capo era furioso in quanto loro avevano preso la persona sbagliata. Io non dovevo essere presa perché il capo aveva visto sul mio profilo Instagram alcune foto da cui era evidente che io sono una mamma con un bambino piccolo, e questo era contro le regole dell’organizzazione che sul deep web tratta a pagamento una serie di crimini,dalla droga agli omicidi: per le ragazze rapite la cifra di asta partirebbe da 300.000 dollari» in bitcoin.
L’uomo che le parla si fa chiamare MD, a suo dire livello gerarchico«12 su 20» nella gang: «Nonostante fosse contrariato per il mio sequestro, mi ha spiegato che questa prigionia non poteva cessare perché nel frattempo l’organizzazione aveva pubblicato nel deep web due foto scattatemi poco dopo l’aggressione mentre ero incosciente, mostrandomene l’avvenuta pubblicazione su un sito riconducibile ai Black Death: le foto certificavano il fatto che io fossi nelle mani dell’organizzazione, e già alcuni utenti avevano espresso interesse per la mia vendita. Preciso che MD non mi ha mai molestato sessualmente perché l’organizzazione punisce severamente i suoi membri che toccano le ragazze destinate alla vendita all’asta. MD mi ha chiesto di fornirgli tre nomi di persone abbienti da me conosciute in grado di fornire 50.000 euro entro un mese» dal rilascio, «cosa che io ho fatto».
Ma soprattutto, a stonare è il racconto del polacco: «Mi ha detto — racconta la giovane — che solo lui negli ultimi 5 anni aveva guadagnato oltre 15 milioni di euro. Mi ha spiegato che tutte le ragazze sono destinate ai Paesi arabi, che quando l’acquirente si è stancato della ragazza comprata all’asta la può regalare ad altre persone, e che quando non è più di interesse viene data “in pasto alle tigri”». Difficile che chi ha messo da parte 15 milioni di euro abbia ancora voglia di rischiare l’arresto in prima persona sequestrando una donna e tenendola prigioniera per una settimana.