La storia del “condono mascherato” del bollo auto che esisteva già

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-08

Mentre molti cittadini onesti scoprono improvvisamente il significato di “condono” e se la prendono con lo Stato che favorisce i furbi qualcuno spiega che in realtà visto che il pagamento del bollo si prescrive in tre anni una forma di “condono” c’è sempre stata. Ma non è proprio così che funziona

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Se non avete pagato il bollo auto  tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010 e l’importo massimo che dovete pagare è di 1.000 euro c’è una buona notizia per voi: non dovrete più pagare quanto dovuto. Lo ha stabilito il decreto fiscale 2019 collegato alla legge di bilancio detto “strappa-cartelle” che ha cancellato d’ufficio i debiti per il bollo auto. Il decreto era stato licenziato dalla Camera nel dicembre dello scorso anno quindi dal “governo precedente”.

La rabbia di quelli che hanno pagato il bollo auto

Solo in questi giorni però il Ministero ha chiarito che anche il bollo auto non pagato (l’importo comprende anche interessi e sanzioni) rientra nella cosiddetta Pace Fiscale, il condono voluto dal governo Conte 1. In molti una volta appresa la notizia si sono alquanto infuriati dicendo che in questo modo lo Stato premia i furbi a discapito degli onesti, di quelli che il bollo lo hanno sempre pagato. Qualcuno ipotizza di fare «una class action per chiedere i danni a uno Stato che premia gli evasori invece di premiare i contribuenti onesti» mentre altri si lamentano di essere sempre stati degli stupidi per averlo pagato regolarmente.

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C’è poco di che scandalizzarsi perché è esattamente così che funzionano i condoni: chi non ha pagato o ha commesso abusi edilizi se la cava con poco e si mette in regola esattamente come quelli che hanno rigato dritto. Il punto è che l’evasore fiscale o quello con la villetta abusiva vanno stanati e i controlli sono molto lenti. Chi paga il bollo invece potenzialmente rischia una multa ogni volta che esce per strada perché le verifiche sono molto più semplici da effettuare: è sufficiente inserire il numero di targa nel database regionale.

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La rabbia per l’ennesimo condono (in realtà in vigore da mesi) è comprensibile. E non a caso sono gli account Twitter dei #facciamorete quelli più rumorosi sui social. C’è chi se la prende con quelli con il macchinone che si possono permettere di non pagare il bollo per dieci anni mentre i poveracci sono costretti a tirare la cinghia per poter pagare il bollo per la loro utilitaria. Naturalmente le cose sono un pelo più complesse di così: dieci anni di bollo auto non pagato per una macchina di grossa cilindrata superano i mille euro quindi sono al di fuori del condono.

La differenza tra prescrizione di una cartella esattoriale e condono

C’è poi un’altra questione che solo in pochi sollevano. Il bollo auto, inteso come tassa regionale, ha già un suo periodo di prescrizione. Fermo restando che la prescrizione non è la stessa cosa di un condono per il bollo auto il termine è fissato in tre anni. Significa che se nel 2015 non avete pagato il bollo auto e nessuno (la Regione o l’Agenzia delle Entrate) vi ha richiesto di saldare il dovuto di fatto non dovete più pagare la tassa per quell’anno. A patto però di dimostrare che l’atto è illegittimo contestando la cartella esattoriale presso la Commissione Tributaria. Altrimenti la richiesta di pagamento diventa definitiva. Si noterà qui la differenza con il condono che invece è automatico.

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La Regione ha infatti tre anni di tempo per richiedere il pagamento dell’importo evaso (vuoi per dimenticanza o per altri motivi). Se nell’arco dei tre anni successivi al termine di pagamento dell’imposta di bollo (il 31 dicembre) non vi arriva alcuna notifica di pagamento da parte dell’Ente allora qualsiasi richiesta di pagamento che arriverà dopo la scadenza dei termini non sarà valida. Se però nel frattempo – come in genere invece avviene – vi arriva una richiesta di pagamento, un sollecito, un accertamento o vi viene notificata la cartella il tempo per la prescrizione si interrompe e verrà calcolato da quel preciso momento. E di nuovo dovranno passare altri tre anni, sempre senza alcun atto formale da parte dell’Ente creditore, affinché la notifica vada a sua volta in prescrizione. Significa forse che un “condono mascherato” c’è sempre stato? Assolutamente no. Come abbiamo già detto la prescrizione di una cartella esattoriale non è un condono. In seconda battuta perché si deve calcolare ogni singolo bollo non pagato (nel caso del condono invece possono essere più bolli annuali evasi). Infine perché tutte le cartelle esattoriali hanno dei termini di prescrizione: una cartella per Irpef si prescrive in 10 anni e una per Imu in 5 anni ma questo non vuol dire che sia un “condono mascherato”. Anche perché magari in quei dieci anni la Regione o l’Agenzia delle Entrate hanno inviato numerosi solleciti di pagamento all’evasore interrompendo così i termini per la prescrizione.

 

Foto copertina via Pixabay

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