La storia dei neofascisti torinesi che producevano armi chimiche in casa

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-01-15

Per la serie “camerati che sbagliano” l’incredibile storia dei quattro ex appartenenti del Blocco Studentesco che hanno escogitato un piano a base di ricina per vendicarsi di un altro militante (e tentato di comprare una pistola su Internet)

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State tutti bene in guardia! Nelle scuole nelle università e nelle strade sempre in prima linea, questa la scritta che si legge su una delle sciarpe del Blocco Studentesco, l’organizzazione universitaria dei fascisti del Terzo Millennio di CasaPound. Qualcuno però ha preso quell’invito decisamente alla lettera. Sono quattro ragazzi tra i 19 e i 24 anni che risultano indagati dalla Procura di Torino dopo che durante una perquisizione è stato scoperto che si erano prodigati a produrre artigianalmente una potente tossina.

I pacifisti camerati del Blocco Studentesco

La vicenda, raccontava il Corriere qualche tempo fa, parte da lontano. Aprile 2018, durante una manifestazione di Casa Pound davanti alle palazzine ex MOI un militante tira un pugno a Matteo Rossino, leader torinese di CP. La Digos nel fare alcuni accertamenti ha incidentalmente scoperto che i quattro avevano messo in piedi un’operazione per la produzione di ricina, una potente tossina che si estrae dai semi del Ricino (la stessa pianta che si usa per produrre una sostanza con la quale i fascisti hanno storicamente una discreta familiarità). Si tratta di una sostanza molto popolare nella cultura di massa visto che compare in numerosi telefilm (tra cui Breaking Bad) e che già ha ispirato piani criminali negli USA. Il tutto finalizzato ad un blitz punitivo nei confronti di un militante di CasaPound “colpevole” di essersi fidanzato con l’ex fidanzata di uno dei quattro.

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Una scena di Breaking Bad dove Walter White produce la ricina

E così poco prima di Natale gli investigatori dell’antiterrorismo hanno arrestato – con l’accusa di detenzione di armi chimiche –  il “chimico” del gruppo ritrovando, durante la perquisizione, un barattolo di ricina conservato in frigorifero. Assieme agli altri tre è indagato anche per tentata fabbricazione di pistola clandestina. I quattro sono stati allontanati da CasaPound e non fanno più parte del Blocco Studentesco ma non avrebbero certo abbandonato le simpatie destrorse. Ma soprattutto non avrebbero detto addio ai propositi di vendetta e alle modalità squadriste. Le vittime dell’aggressione però in questo caso avrebbero dovuto essere i loro ex camerati. E così tra manuali trovati su Internet per la sintesi della ricina e tentativi di acquisto – tramite Dark Web – di una Colt 1911 calibro .45 (la storica pistola in dotazione dell’esercito USA) i quattro hanno coltivato i loro propositi di vendetta. Piani saltati propri grazie all’intervento delle forze dell’ordine che arrestando il “chimico” e indagando i tre neonazisti hanno molto probabilmente salvato la vita ai camerati ignari. All’interno di CasaPound a quanto pare nessuno sospettava nulla e le bocche sono cucite. Il massimo che il cronista del Corriere è riuscito a strappare ad un militante è «questi sono quattro pazzi» mentre all’epoca degli arresti il responsabile regionale del partito Marco Racca faceva sapere che «qualcuno di CasaPound avrebbe potuto essere la vittima, di tutto questo»

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