Economia
Mazzillo spiega perché Virginia Raggi lo ha cacciato
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-08-24
L’ex assessore sostiene di essere stato cacciato a causa della clausola da 150mila euro e dice che la partecipazione democratica è condizionata. Il dissenso su ATAC la causa scatenante del conflitto: «Adesso Roma rischia il commissariamento»
Andrea Mazzillo decide di parlare con Repubblica il giorno della sua defenestrazione dall’assessorato al bilancio e piazza la bomba sotto la scrivania della sua ormai ex sindaca. Spiegando che è stato cacciato perché Virginia Raggi ha obbedito all’istanza di cacciarlo perché ha paura di dover pagare la famosa penale da 150mila euro in caso di violazione dei principi del Movimento oppure, in alternativa, la decadenza del sindaco che lo ha firmato.
La vendetta tremenda vendetta di Andrea Mazzillo
Il defenestrato Mazzillo non rinuncia a inquadrare la situazione della sua cacciata nell’ambito del dissenso scoppiato sulle soluzioni per ATAC e sostiene che la via del concordato preventivo, indicata da Bruno Rota che poi è stato accompagnato all’uscita, è pericolosa anche per i conti del Comune: «Ho detto come la penso sul concordato preventivo che si vuole fare. Nella pancia dell’Atac ci sono 429 milioni di crediti verso il Comune che con il concordato si rischiano di perdere. E questo non è un elemento facilmente digeribile per i conti di Roma Capitale. Si rischia il commissariamento». Ma è stata proprio quella posizione, insieme alla decisione di parlarne con la stampa, a portare Mazzillo fuori dalla porta del Campidoglio. Insieme alle paure di Virginia riguardo la penale.
«Qui servono persone che conoscono i problemi di Roma. Il Movimento ha al proprio interno queste risorse. Purtroppo nelle logiche successive alla vittoria elettorale ha prevalso l’idea di un meccanismo che forse serviva a evitare la diaspora, i cambi di casacca…»
Allude forse al famoso contratto con penale di 150 mila euro fatto firmare ai consiglieri?
«Proprio a quello. Credo che condizionare la partecipazione democratica debba essere oggetto di una valutazione molto attenta. Quello è un elemento sostanziale per il governo della città».
Insomma, il “progetto” (quale?) che la Raggi ha invocato ieri su Facebook per motivare il ritiro delle deleghe a Mazzillo è solo una parziale spiegazione per l’addio dell’assessore.
La giunta e il voto dei cittadini
Anzi. Mazzillo ripete che il popolo a 5 Stelle sta con lui e non certo con Virginia: «Le sensibilità del Movimento cinque stelle sono molto vicine alle posizioni che ho espresso. Ma nella gestione amministrativa di questa città si è perso purtroppo il contatto con il progetto al quale i cittadini avevano dato il loro voto». E di certo ha in parte ragione, visto che ieri qualche voce critica si è sollevata dopo che la notizia ha cominciato a circolare. Ma si tratta in massima parte di non eletti o di attivisti che nulla contano nel MoVimento romano. La maggior parte, in omaggio alla #trasparenzaquannocepare è rimasta in silenzio. E visto la fine che fa chi apre la bocca (lo stesso Mazzillo) se ne comprendono perfettamente le motivazioni.
«Fino a tardi, fino alle 11 della sera,abbiamo lavorato sul salvataggio di Atac, c’era una riunione informale, e Virginia non mi ha detto nulla. Ci siamo lasciati tranquillamente, dando per scontato che ci saremmo rivisti come al solito. Io non ne so nulla, non mi ha detto niente, non ho idea di cosa stia succedendo. Ciò che è avvenuto è molto strano», dice invece Mazzillo al Messaggero non rinunciando a quella punta di complottismo che è parte fondante del credo politico a 5 Stelle. In realtà anche in altre occasioni la Raggi si è comportata in questa maniera. Mazzillo, come altri, viene oggi esautorato da un sistema che ha contribuito ad avallare. E che lo ha portato all’assessorato, visto che lui ci è arrivato dopo l’addio di Minenna. Chi la fa, l’aspetti.