Ma a Pillon e agli altri cosa “frega” se Achille Lauro canta a Sanremo con una tutina?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-05

Lauro de Marinis, in arte Achille Lauro, ha centrato l’obiettivo e anche oggi tutti parlano di lui per quello che ha fatto ieri sera. Ma alla fine che ha fatto ieri? Nulla di incredibile o rivoluzionario, ed è questo che è strano. Eppure oggi tutti lo insultano

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Il titolo dice tutto Me ne frego, e non è una citazione di quelle che piacciono a Matteo Salvini ma di una canzone d’amore. Quella che Achille Lauro ha portato sul palco dell’Ariston ieri sera. E se oggi in pochi parlano del vestito di Rula Jebreal è anche un po’ colpa sua. L’esibizione di Achille Lauro al Festival di Sanremo è stata segnata dalla scelta di esibirsi con una tutina glitterata tutta d’oro (firmata Gucci).

Come Achille Lauro ha “sconvolto” il pubblico di Sanremo

Su Facebook Lauro ha presentato la sua performance collegandola alla scena del ciclo della vita di San Francesco raffigurato nella basilica superiore di Assisi dove il santo «si spoglia dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà». Una provocazione nella provocazione sul palco del Festival più tradizionalista che c’è, quello in cui si celebra l’italianità e va in scena il grande compendio annuale del nazionalpopolare.

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In poco meno di quattro minuti di canzone Lauro de Marinis, in arte Achille Lauro, ha riportato a Sanremo uno stile che non si vedeva da anni (e che forse non si è visto mai). Perché di sicuro non ha inventato nulla, inutile ricordare i vari David Bowie, Lou Reed, Mick Jagger, Freddie Mercury, Elton John e Renato Zero. Tutta roba già vista, già fatta, soprattutto fuori dall’Italia. Quella rivoluzione lì c’è già stata anche se qualcuno se l’è dimenticato o tenta di farci credere che non abbia portato a nulla. Ma in questo preciso momento storico il gesto di cantare con un body dorato ha un significato diverso.

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Prova ne è il commento del senatore leghista Simone Pillon che su Facebook rimpiange i tempi in cui a Sanremo ci andava Vasco Rossi. A cantare Vita Spericolata e a dare scandalo perché tutti dicevano che era un cattivo esempio, un drogato, un poco di buono (quell’anno vinse Tiziana Rivale con Sarà quel che sarà). E infatti non manca la solita associazione dei genitori (Udicon, in questo caso) che parla di «spettacolo indegno, non siamo disposti a vedere scene come quella trasmessa in diretta nazionale su Raiuno, nel corso della prima puntata del Festival della Canzone Italiana. Che messaggio sarà arrivato ai tanti bambini che vedono insieme alle loro famiglie la televisione». E che sarà mai. Roberto Bolle in RAI ha fatto delle puntate spettacolari di Danza con Me e nessuno si è lamentato perché indossava un body color carne molto attillato.

Dal bodyshaming su Diletta Leotta a quello su Achille Lauro: è sempre sbagliato

Non è certo perché Achille Lauro è andato all’Ariston vestito da Priscilla regina del deserto (a proposito, come era vestito per il duetto con Gigi D’Alessio?) che il mondo cambierà. Nessuno se lo aspetta, forse nemmeno lui stesso. Lui se ne frega. E già nel suo libro autobiografico ci aveva fatto capire come la pensava su certi argomenti. Chi conosce un minimo il personaggio Achille Lauro lo sa. Gli altri probabilmente impareranno a farsene una ragione.

Ma le critiche dei perbenisti, di quelli che si sentono intimamente colpiti perché un tizio ha saltellato sul palco come se fosse Ru Paul e ha addirittura “osato” citare San Francesco sono il problema minore. Perché c’è un altra questione: il body shaming. Lo stesso identico body shaming di chi si accanisce in queste ore su Diletta Leotta anche lei “colpevole” di essere andata a Sanremo. Solo che Achille Lauro non è un modello, non ha il fisico da palestra, è una persona mediamente normale.

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Più che l’esibizione, la canzone o la “provocazione” (geniale o meno decidetelo voi) molti si concentrano nel dissezionare il corpo del cantante che “non ha il fisico” per indossare quel tipo di indumento (una tutina? roba che in confronto a quella di Borat è addirittura casta). Oppure i commenti di quelli che fanno battutine sul fatto di avere “amiche” (ma chi ci crede) con «il monte di Venere più pronunciato». Una tortuosa perifrasi per dire che ha il cazzo piccolo, nel caso non si sia capito.

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E sotto con altri che si soffermano sulle maniglie dell’amore, il fatto che la tutina non gli sta bene perché troppo alto/magro/grosso eccetera. Più che il body dorato è il bodyshaming che ci fa capire come alla fine uomini e donne siano uguali, e che la parità di diritti (compreso quello di non essere insultati) dovrebbe essere una cosa normale.

C’è oggi chi scrive che con la sua performance Achille Lauro avrebbe addirittura «distrutto secoli di machismo e maschilismo tossico», il che è senza dubbio un’esagerazione. Perché quei “secoli di machismo tossico” sono stati messi in discussione e “distrutti” innumerevoli volte nel corso degli ultimi secoli. Achille Lauro semplicemente se ne frega, se viene paragonato a Jennifer Lopez e Shakira, se dicono che San Francesco mica vestiva Gucci (però era ricco, quindi vestiva l’equivalente del tempo) o che è un cattivo esempio. Lui ha fatto quello che gli riesce meglio (dopo vendere dischi): far parlare di sé. Gli altri invece hanno dato un brutto spettacolo. Anche senza bisogno di saltellare in diretta con una tutina attillata.

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