Yosio Lopez: il bambino colpito con il taser e ammanettato a scuola

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-05-18

Il ragazzino, che soffre di ADHD, era in preda a una crisi e per questo la polizia è intervenuta “per contenerlo”, in quanto il piccolo sbatteva la testa contro il muro della classe

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In una scuola di Dallas un bambino di appena 7 anni, Yosio Lopez, è stato colpito con un taser e ammanettato dal personale di sorveglianza del distretto scolastico. Il ragazzino, che soffre di ADHD, la sindrome di iperattività e deficit dell’attenzione, era in preda a una crisi e per questo la polizia è intervenuta “per contenerlo”, in quanto il piccolo sbatteva la testa contro il muro della classe.

Yosio Lopez: il bambino colpito con il taser e ammanettato a scuola

Le condizioni mediche e mentali del bambino – secondo la Cnn che ha raccontato la storia – richiedono un’assistenza specifica in ambito scolastico, ma contrariamente alle crisi precedenti, il suo insegnante di supporto non era presente in quel momento per riuscire a calmare e offrirgli “lo spazio sicuro” necessario in questi casi. La scuola dunque ha deciso di chiamare i vigilantes, che lo hanno colpito con scariche elettriche, lo hanno ammanettato, provocandogli ferite, al fine di “contenerlo”, come racconta l’avvocato della famiglia Lopez, David Ramirez. Il bambino – riferisce ancora il legale della famiglia – ha raccontato alla madre che i poliziotti lo hanno portato nell’ufficio di presidenza, con le braccia ammanettate e bloccate dietro la schiena.

Nelle foto fornite alla CNN dalla famiglia, il bambino presenta dei lividi sulle ginocchia e sulla schiena. Un comportamento definito dai familiari di “una violenza eccessiva contro un bambino che ha bisogno di cure particolari”. Il ragazzino è stato successivamente condotto in un centro psichiatrico senza consultare preventivamente i genitori, con la giustificazione che rappresentava “un pericolo per se stesso e per gli altri”. Non solo. Yosio è rimasto nel centro una settimana ma ha potuto vedere i genitori solo dopo due giorni di ricovero. Da parte sua, la scuola sostiene di non capire l’eco mediatica che si è creata intorno alla vicenda e non intende pronunciarsi ulteriormente sull’accaduto. “Per le leggi sulla privacy, per proteggere la vita privata di tutti gli allievi e delle loro famiglie, non possiamo confermare o smentire pubblicamente i fatti”, ha scritto la presidenza in un comunicato.

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