Attualità
Un uomo fermato a Bologna per l'omicidio di Fabrizio Ventre e Mirko Scarozza
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-10-30
Secondo le prime indagini l’uomo avrebbe sparato a Ventre dopo che quest’ultimo aveva colpito Scarozza. Alla base dei litigi il rapporto con una donna. Ma non si trascura la pista della droga
Nella serata di ieri i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, collaborati nella fase esecutiva dai militari del Comando Provinciale di Bologna, hanno fermato un uomo in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Roma. L’uomo è indiziato di avere partecipato alla sparatoria avvenuta la sera dello scorso 26 ottobre nel quartiere romano di Ponte di Nona, nel corso della quale sono rimasti uccisi Ventre Fabrizio e Scarrozza Mirko. Dopo i fatti, l’uomo aveva lasciato Roma per rifugiarsi a Bologna da alcuni conoscenti.
Un uomo fermato a Bologna per l’omicidio di Fabrizio Ventre e Mirko Scarozza
Secondo le risultanze delle prime indagini l’uomo fermato a Bologna avrebbe sparato a Fabrizio Ventre dopo che quest’ultimo aveva colpito Mirko Scarozza. Secondo le investigazioni l’uomo si è rifugiato a Bologna ma è stato rintracciato grazie alle tracce del suo cellulare; una seconda persona è stata fermata a Tor Bella Monaca ma non se ne conosce il ruolo nei fatti avvenuti all’incrocio tra via Raoul Follereau e via Berta Von Suttner. Sul posto non sono state rinvenute armi ma un solo bossolo. Una mano alle indagini potrebbe arrivare ora dall’interrogatorio delle due persone fermate ieri pomeriggio. La ex moglie di Fabrizio Ventre e poi compagna di Mirko Scarozza è stata ripetutamente sentita dagli inquirenti, ma ha sempre ripetuto di non sapersi spiegare il perché di tanta violenza. La madre della donna, che si chiama Martina Giglio, ha parlato ieri con il Messaggero raccontando che Ventre e Scarozza si erano incontrati la sera prima per parlare della questione. I due erano amici da molti anni; Ventre, 36enne, era disoccupato e si trovava agli arresti domiciliari dopo che a febbraio era finito in carcere nell’ambito dell’operazione 90˚ Minuto. Ventre era stato accusato con il fratello e altre otto persone perché accusato di spaccio di droga nella periferia est della Capitale. L’indagine era partita da quattro colpi di pistola sparati contro la porta di casa sua nel gennaio scorso. Ventre aveva nella catena di comando un ruolo di secondo piano: coordinava i “cavalli”, ovvero le persone destinate al trasporto della droga. Il capo era invece il fratello più giovane: secondo gli investigatori un’ipotesi di partenza nell’indagine potrebbe essere il fatto che avesse sostituito il fratello nel ruolo di capo. Ventre era stato però anche per diverso tempo fidanzato con una ragazza che adesso conviveva con l’altra vittima dell’omicidio, Mirko Scarozza. Quest’ultimo era stato accusato qualche tempo fa anche di omicidio volontario per aver accoltellato a Tor Bella Monaca un cittadino romeno durante la rissa. Dal reato era stato assolto, ma doveva comunque scontare una condanna a quattro anni per rissa per l’accaduto.
Chi era Fabrizio Ventre
“Fabrizio Ventre era una colonna portante per noi di Ponte di Nona. In passato, da giovane, ha sbagliato come tanti. Da quando e’ nata la sua bambina, pero’, aveva deciso di mettere la testa a posto. Di cambiare vita. Per questo mi chiese di scrivere una canzone per lei che raccontasse la sua storia. E io cosi’ ho fatto”. A parlare con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori di ‘Ecg Regione’, format di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’università degli studi Niccolo’ Cusano (www.unicusano.it), è Alessio Trascetti in arte Trascio, giovane rapper molto noto nella borgata di Roma in cui lunedì sera si è consumato il duplice omicidio di Fabrizio Ventre e Mirko Scarozza. Racconta il rapper: “Qui a Ponte di Nona la situazione non e’ facile. La canzone ‘Dedica speciale’ mi chiese di scriverla lui, per la figlia. Doveva essere una cosa solo nostra, ma considerato quello che e’ successo ho deciso di farla ascoltare a tutti, per salutarlo a modo mio. Nel brano canto io ma e’ come se parlasse lui. Si parla di un ragazzo che da giovane ha fatto tanti sbagli, per tanti anni. Un ragazzo cresciuto nel degrado cresciuto in mezzo a problemi e a fallimenti, in una giungla che rischia di succhiarti la vita giorno dopo giorno ma che nonostante tutto non e’ caduto tutto, ha stretto tutto e ha provato ad andare avanti e cambiare dopo la nascita della figlia. L’avrebbe voluta proteggere da ogni cosa”. “Era una persona solare, allegra- continua- che riusciva a strapparti un sorriso anche se nella tua giornata era andato tutto male. Una grande persona che non si meritava di fare la fine che ha fatto. La canzone mi aveva chiesto di farla per la figlia. Mi ha chiesto di scrivere una cosa che rappresentasse lui. Nella prima parte si parla dei danni e degli errori che facciamo tutti, ma poi quando è nata la figlia ha deciso di cambiare, anche se in questa zona non è facile cambiare vita, perche’ qui o fai questo o non fai altro…”. La vita in borgata e’ difficile: “Noi siamo ragazzi, qui non c’e’ niente. Se vogliamo uscire, prendere un gelato, fare qualsiasi cosa, per noi e’ impossibile. Qui la vita e’ complicata, pero’ siamo tutti molto uniti. Se succede una cosa lo sappiamo tutti, ci conosciamo tutti. Fabrizio qui lo conoscevano tutti, sapevamo che persona era, gli volevamo bene, un bene immenso. Lui era un pezzo portante della nostra zona. C’e’ rabbia e volonta’ di capire che cosa e’ successo”.