I test degli anticorpi per COVID-19 venduti senza autorizzazione sul web

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-19

Un torinese acquistava da una società cinese i kit che sarebbero serviti, secondo quanto reclamizzato, a testare la presenza o meno di anticorpi al virus. Una volta giunti in Italia, piazzava i dispositivi medici su un sito web realizzato ad hoc, dove descriveva l’utilità e promuoveva la loro vendita

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Ha creato un sito web (www.mascherineTorino.it) dove pubblicizzava e vendeva “kit test anticorpi” per il Covid-19, privi di autorizzazione del Ministero della Salute e sprovvisti delle certificazioni Ce. La Guardia di finanza di Torino ha scoperto e sanzionato un 30enne che ora rischia una multa da 130 mila euro, e sequestrato un centinaio di test.

I test degli anticorpi per COVID-19 venduti senza autorizzazione sul web

L’uomo, residente nel Torinese, acquistava da una società cinese i kit che sarebbero serviti, secondo quanto reclamizzato, a testare la presenza o meno di anticorpi al virus. Una volta giunti in Italia, piazzava i dispositivi medici su un sito web realizzato ad hoc, dove descriveva l’utilità e promuoveva la loro vendita. Dal sito internet si accedeva a un contatto telefonico riconducibile al 30enne che, dopo aver raccolto l’ordine, recapitava i prodotti direttamente al domicilio dell’acquirente.

test sierologici 1

Intanto proprio oggi il primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ad Agorà si è scagliato contro i test sierologici a pagamento (che si fanno in Lombardia): “Soprattutto dalle mie parti moltissime persone stanno prendendo appuntamento negli ambulatori privati per fare il test che non sono riusciti ad ottenere dal Servizio sanitario nazionale e questa è una debacle per l’organizzazione della sanità. Perché la valutazione alla fonte dell’esistenza o meno di persone contagiate sarebbe stata, sarebbe il presidio fondamentale per evitare l’ulteriore diffusione del contagio”. “E’ inconcepibile – ha proseguito Galli – che il pubblico non sia in grado di dare questo genere di risposta ai cittadini e gli dica che deve andarsi a pagare il test a 63 euro, come se questa fosse una scelta voluttuaria, e fare a sue spese il tampone… ma per favore! Il test è molto più importante del distanziamento al ristorante, è il sistema fondamentale per ridurre l’ulteriore diffusione dell’epidemia. Scusatemi ma mi è scappato un momento di indignazione”. Galli ha ribadito che “mascherina e distanziamento sono un tentativo ulteriore di difesa ma non esiste una sperimentazione con dati certi che ci dice che questo e’ il sistema che funziona. Anche se il buon senso – ha continuato – ti dice che e’ l’unico sistema per tentare una convivenza basata sulla grande responsabilità individuale”. E, ha aggiunto: “c’e’ ancora molto da fare e da capire per iniziare a far lavorare molte imprese, specie quella nella ristorazione e nel commercio al dettaglio. Francamente, le caratteristiche di certe imprese sono difficili da conciliare con il metro di distanza”. Quindi, ha ribadito: “Continuo a ritenere che si debba lavorare alla fonte, all’identificazione di quelli che hanno ancora l’infezione addosso, per dare risposte alle tantissime persone che sono anche irritate per questo, perché chiedono di conoscere il proprio stato e preferirebbero non dover fare i test a pagamento” ha concluso.

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