La storia di Selvaggia Lucarelli deferita dall’Ordine dei Giornalisti per violazione della Carta di Treviso

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-08

Le viene contestato di avere reso possibile l’identificazione di suo figlio minorenne a mezzo stampa, violando la Carta di Treviso, in relazione alla contestazione del ragazzo, quindicenne, nei confronti di Matteo Salvini durante l’iniziativa leghista di domenica scorsa a Milano. Ma il video “incriminato” non è quello della lite con Salvini

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Ieri l’agenzia di stampa AGI ha pubblicato un take in cui si fa sapere che Selvaggia Lucarelli è stata deferita dal consiglio dell’Ordine Lombardo dei giornalisti al consiglio di disciplina territoriale per la storia del figlio Leon Pappalardo che ha contestato Matteo Salvini al gazebo del partito allestito domenica 5 luglio davanti a un centro commerciale di Milano. Stando a quanto apprende l’AGI, le viene contestato di avere reso possibile l’identificazione di suo figlio minorenne a mezzo stampa, violando la Carta di Treviso, in relazione alla contestazione del ragazzo, quindicenne, nei confronti di Matteo Salvini durante l’iniziativa leghista di domenica scorsa a Milano.

La storia di Selvaggia Lucarelli deferita dall’Ordine dei Giornalisti per violazione della Carta di Treviso

La notizia, non appena uscita, è stata subito pubblicata sulla pagina della Lega con la dovuta esultanza ma per una volta, chissà perché, senza emoticon. A prima vista la decisione sembrava incomprensibile visto che il video della lite tra Salvini e il 15enne non era stato pubblicato da Lucarelli ma da Local Team e la giornalista era soltanto ritratta mentre con la mascherina, così come il figlio, ribatteva ai poliziotti che volevano identificare il minore.

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In realtà, come spiega oggi Il Fatto Quotidiano, il video “incriminato” non è quello di Local Team:

“Lunedì mi scrive Alessandro Galimberti, il presidente dell’Ordine della Lombardia”, racconta. “Mi dice che i figli non sono un vessillo da esporre, e che ho dimenticato la Carta di Treviso. Il giorno dopo mi arriva uno screenshot di un post della Lega in cui si riprende un’agenzia appena uscita che annuncia il mio deferimento”. Nel mirino dell’Ordine c’è il video, pubblicato sulla testata online Tpi , in cui Selvaggia chiede spiegazioni ai due agenti in borghese che hanno fermato e identificato il 15enne Leon, colpevole di essersi avvicinato al leghista e di avergli manifestato placidamente il proprio pensiero: “Volevo dirle che è molto razzista come persona”. Video in cui compare anche il giovane, ripreso nell’atto di fornire le proprie generalità (compresi data di nascita e indirizzo). E così Selvaggia avrebbe “reso possibile l’identificazione di suo figlio minorenne a mezzo stampa”, in spregio alla Carta di Treviso.

“Vorrei che l’Odg fosse stato così solerte anche quando Sallusti sul G iornale mi definiva ‘esperta di zoccolaggine’ ”, dice Selvaggia. “Due minuti dopo il litigio con Salvini, il volto di mio figlio era già in pasto a tutti i media nazionali, senza alcuna tutela nonostante sia minorenne. Avrei potuto far partire decine di querele, ma ho scelto di non farlo, perché è Leon che ha voluto essere lì. Se in quel momento gli agenti stavano chiedendo i dati sensibili a un 15enne, non vedo come possa essere mia responsabilità”.

C’è da segnalare che Galimberti ad aprile aveva inviato al consiglio di disciplina territoriale anche il video con le dichiarazioni di Vittorio Feltri contro i campani.

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Intanto non si ha notizia alcuna di azioni di nessun tipo riguardo il Giornale e Giannino Della Frattina che hanno definito il ragazzo “piccolo molestatore”. Così come degli insulti rivolti al 15enne e alla madre sulle pagine della Lega.

Leggi anche: Come Salvini e la Lega fingono di non aver messo alla gogna Leon Pappalardo

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