«Salvare la Grecia per non far morire l'euro»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-05-27

Piketty a colloquio con il Corriere della Sera dice la sua su Atene e moneta unica

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Thomas Piketty, 44 anni, autore del best seller “Il capitale nel XXI secolo” ed economista anti-austerity, a colloquio oggi con Stefano Montefiori del Corriere della Sera dice la sua sulla Grecia e sull’euro. Le sue tesi sono molto simili a quelle illustrate da Lucrezia Reichlin sempre sul Corriere di ieri:
 

Quali sarebbero le conseguenze di un default greco?
«Un’uscita della Grecia dall’euro avrebbe conseguenze incalcolabili. La crisi di fiducia che mina la zona euro da cinque anni ormai prenderebbe proporzioni enormi. A ogni elezione, tutti si chiederebbero quale sarebbe il prossimo Paese a uscire. Un’uscita della Grecia potrebbe rappresentare la morte dell’euro».
Nel braccio di ferro tra il leader greco Tsipras e i creditori internazionali, quali potrebbero essere delle concessioni ragionevoli, da una parte e dall’altra?
«La Grecia si trova attualmente in una situazione di leggera eccedenza primaria, ovvero i greci pagano un po’ più tasse di quanto ricevono in termini di spesa pubblica. È ragionevole chiedere ai greci di mantenere questo leggero eccedente, ma per fare questo bisognerebbe trovare rapidamente un accordo. Il problema è che gli accordi del 2012 prevedono una gigantesca eccedenza primaria del 4% del Pil per i decenni a venire! Per fare un confronto, il budget totale di tutte le università in un Paese come la Grecia o l’Italia è di appena l’1% del Pil. Gli accordi del 2012 devono essere rinegoziati, e prima lo si fa e meglio è».

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Cosa succede se la Grecia esce dall’euro (Repubblica, 25 maggio 2015)

Pensa sia inevitabile andare verso una ristrutturazione del debito greco?
«La storia dei debiti pubblici è piena di ristrutturazioni e cancellazioni del debito, come quella di cui ha beneficiato la Germania dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1953 gli alleati hanno rinunciato a esigere il debito tedesco verso l’estero, e questo ha permesso a quel Paese di investire in crescita, infrastrutture e formazione.Bisogna fare la stessa cosa adesso a livello europeo, mettendo in comune tutti i debiti pubblici della zona euro in un fondo comune di riscatto, e di ristrutturazione».

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