Attualità
A rischio idrogeologico il 91% dei comuni italiani
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-11-05
Sono oltre 7 milioni, stando ai dati Ispra rilanciati da Coldiretti, le persone che in Italia risiedono in zone a rischio idrogeologico per alluvioni (6 milioni) o frane (1 milione)
Il 91% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico. Sono oltre 7 milioni, stando ai dati Ispra rilanciati da Coldiretti, le persone che in Italia risiedono in zone a rischio idrogeologico per alluvioni (6 milioni) o frane (1 milione) e il Belpaese è tra le prime nazioni al mondo per risarcimenti da maltempo: sono 61,5 i miliardi di euro spesi dal 1992 al 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi. O meglio, dagli eventi che a volte diventano estremi solo per il numero delle vittime, non per la natura stessa dei fenomeni: in alcune zone del Friuli, nei giorni precedenti, erano caduti 900 millimetri di pioggia. In Sicilia ne sono caduti 60. I danni sono stati localizzati. Spiega oggi il Messaggero che i morti della Sicilia, ben più di quelli del Trentino e dell’Alto Adige, chiamano in causa la cattiva gestione del territorio, le costruzioni abusive (o condonate) accanto al letto dei fiumi, i versanti dissestati dove non si interviene da decenni. Quel che è successo nell’isola, accade ogni anno in Calabria e in Campania, ed è successo qualche settimana fa.
Fino a poco tempo fa non esisteva un piano nazionale sul dissesto idrogeologico. Tutti quelli strombazzati negli anni scorsi erano collage di vaghe stime senza fondamento scientifico: servirebbero 65 miliardi, anzi 50, no forse 40… Titoli, al massimo generici studi di fattibilità. Ma nessuno aveva mai redatto un elenco dettagliato di opere e costi.
Ora un conteggio preciso c’è: le opere necessarie sono 7100 e costano 21,5 miliardi. Su questa base, la task force ha individuato con la Ragioneria generale dello Stato il meccanismo finanziario per mettere a disposizione 9 miliardi di euro nei prossimi sette anni. Il sistema è semplice: appena un’opera può partire, arrivano i soldi. Purtroppo fino al 2015 su 7100 opere messe in agenda, quasi 6300 non hanno progetti esecutivi. E quindi non possono partire.