Il rischio brogli per il voto degli italiani all’estero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-02-22

I dubbi di un ambasciatore sul sistema dei plichi inviati e spediti con le schede elettorali. E il primo caso sollevato da Rolling Stone su Giuseppe Macario

article-post

Dopo quelli che fotografano il voto e il Grande Gombloddo della pubblicità elettorale, la situazione dell’applicazione della mitica legge Tremaglia si fa sempre più disperata e sempre meno seria. Ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile una questione sollevata dal tribunale di Venezia sul voto all’estero, e quindi la Camera avrà, come succede da anni, i suoi dodici deputati eletti all’estero e il Senato i suoi sei senatori. Questo nonostante Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi abbia ricordato le molte e autorevoli critiche nei confronti del sistema:

Perfino il voto delle Politiche 2013, accusa l’ambasciatore Calogero Di Gesù in Dietro le quinte della Farnesina,non «è stato esente dai già noti gravissimi inconvenienti già denunciati in occasione di precedenti votazioni». Lo dicono i dati ufficiali,pubblicati dal ministero degli Esteri: «A fronte di 3.494.687 plichi elettorali inviati dalle ambasciate e dai consolati agli italiani residenti all’estero, compresi quelli aggiunti localmente a norma di legge, risultano restituite, con le schede elettorali votate, alle nostre sedi 1.122.294 buste, pari al 32,11% di quelle inviate.

rischio brogli voto all'esterorischio brogli voto all'estero
I numeri del voto degli italiani all’estero (Corriere della Sera, 22 febbraio 2018)

Non è stato possibile recapitare per irraggiungibilità dei destinatari l’11,38% dei plichi inviati». Ciò significa, scrive il diplomatico, durissimo su tante storture,che «dei circa 3 milioni e mezzo di elettori residenti all’estero meno di un terzo ha votato mentre più di due terzi, cioè 2 milioni e 372.393 elettori, non hanno votato». Di più: «Il problema di possibili brogli riguarda anche le 1.122.294 buste restituite al consolato e le schede votate in esse contenute: chi può garantire che chi le ha votate è realmente l’elettore destinatario del plico?».

E questo al netto di casi come quello di Giuseppe Macario, che, come ha scoperto RollingStone, vanta un curriculum stravagante: «una cattedra da docente di informatica presso l’Università della Gente (Università non-profit con sede a Pasadena, in California), un dottorato di ricerca a Princeton, gli studi al prestigioso MIT di Boston. Una docenza persino nel fantomatico ‘DolceVita Institute of Technology’ con sito irraggiungibile e che sulla propria pagina Wikipedia si definisce come la prima e unica istituzione nel settore dell’Ict nello Stato del Vaticano. Una vera e propria fake news e come tale viene liquidata dal Vaticano», dopo una verifica da parte di Repubblica.

Secondo quanto scrive la rivista ci sarebbe anche qualche problemino riguardo la dichiarazione di trasparenza autenticata e depositata al ministero: “il notaio Luigi D’Alessandro indicato sull’atto depositato da Macario nel sito del ministero dell’interno, sentito al telefono, ha affermato che la sua firma è falsa e non ha mai incontrato Macario. Sporgerà denuncia nei confronti di Macario”.

Leggi sull’argomento: I falsi sondaggi “dall’estero” che circolano su Facebook

Potrebbe interessarti anche