Economia
Regime dei minimi e gestione separata: così il governo Renzi alza le tasse ai freelance
neXtQuotidiano 21/12/2014
Il governo degli startuppers inasprisce il regime fiscale per i professionisti, e aumenta anche l’aliquota dei contributi.
Il governo degli startuppers alza le tasse ai freelance. Con l’approvazione della legge di stabilità 2015 saltano all’occhio le modifiche fiscali alla gestione separata e al regime dei minimi. Il nuovo regime dei minimi vedrà aumentare l’aliquota dei «tecnici» dal 5% al 22,48%, la porterà al 23,77% per l’area economico-sociale, aumenterà al 24,58% per quella sanitaria e al 25,11% per l’area giuridica. Sarà possibile utilizzare il regime dei minimi per i redditi cumulati fino a 20mila euro. Dal nuovo sistema sono esclusi i lavoratori dipendenti e assimilati prevalenti dalle agevolazioni, per chi supera la soglia dei 20.000 euro.
IL NUOVO REGIME DEI MINIMI
Per la Confederazione Italiana Libere Professioni del Lazio il nuovo regime dei minimi contenuto nella legge di Stabilità in discussione al Senato comporterà un incremento della tassazione dei giovani professionisti del 500% circa. Su un reddito medio ipotizzato di 19 mila euro, se nel 2014 si pagavano 900 euro di Irpef-sostituto d’impresa, con la riforma in arrivo nel 2015 si sborseranno oltre 4 mila euro. Su base mensile questo significa un taglio di 200 euro almeno su un reddito mensile da 1400 euro.Questo rovescio riguarda i professionisti under 40, i coetanei del presidente del Consiglio. Il vecchio regime dei minimi aveva una tassazione unica al 5%, nella quale si ricomprendevano Irpef, addizionali e Irap. Il limite massimo di reddiot era di 30mila euro, e le agevolazioni valevano per cinque anni o fino al compimento del 35esimo anno di età del professionista. La tassazione sale dal 5 al 15%, l’asticella dei 30mila non vale più se non per alcune professioni. Non sarà più possibile scaricare le spese, e cambiano, spiega Panorama, i coefficienti di redditività:
Ad essi poi si applicheranno i cosiddetti coefficienti di redditività, che andranno a definire il reddito su cui applicare l’aliquota del 15%. In pratica un professionista tipo avvocato o commercialista che dovesse ottenere introiti per 20mila euro, ossia il massimo consentito dalle tabelle, si vedrebbe applicare un coefficiente del 78%, con un reddito definitivo di 15.600 euro e una esborso fiscale di 2.340 euro. Stando così le cose, bisognerà valutare bene se converrà aderire al regime dei minimi, tenendo presenti i livelli massimi di reddito e il coefficiente di redditività della propria professione, oppure optare per il regime ordinario dove si pagheranno più tasse ma si potranno però dedurre le spese sostenute.
Cancellato invece il limite dei cinque anni, e questa sembra essere l’unica novità positiva. Chi già paga le tasse con il regime dei minimi avrà una fase transitoria che permetterà di mantenere l’attuale regime agevolato.
LA GESTIONE SEPARATA
Per Andrea Dili, presidente di Confprofessioni Lazio — tale inasprimento «spingerà fuori dal mercato oltre 300 mila professionisti. Non si comprende perché il governo dichiara di puntare sui giovani, competenze e qualificazione professionale e nei fatti finisce per affossare uno dei comparti più giovani, innovativi e dinamici del mercato del lavoro». Il caso è stato sollevato prima da Acta, Alta partecipazione e Confassociazioni nell’appello «Non siamo i bancomat dello Stato».