Quarantena differenziata: le difformità sul lockdown tra Regione e Regione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-30

La guerra politica ingaggiata dagli enti locali guidati dal centrodestra sta creando una serie di disparità sul territorio italiano. Non solo: la guerra rischia di spostarsi a breve nelle aule di tribunale

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Oggi Repubblica riassume in un’infografica come funziona la quarantena differenziata, ovvero illustra le difformità sul lockdown tra Regione e Regione. E racconta che la guerra politica ingaggiata dagli enti locali guidati dal centrodestra sta creando una serie di disparità sul territorio italiano. Non solo: la guerra rischia di spostarsi a breve nelle aule di tribunale:

Durante la videoconferenza con il governo, i presidenti delle Regioni italiane hanno per lo più ascoltato. Promettendo collaborazione, unità, propositi di mediazione che evitino uno scontro diretto con lo Stato e con la gestione dell’emergenza da parte dell’esecutivo. Subito dopo aver incontrato i ministri degli Affari regionali Francesco Boccia e della Salute Roberto Speranza, però, tutti i governatori di centrodestra hanno diffuso il testo di una lettera mandata al presidente del Consiglio e al capo dello Stato.

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Dal lombardo Attilio Fontana al veneto Luca Zaia, dal siciliano Nello Musumeci al piemontese Alberto Cirio, dal ligure Giovanni Toti alla calabrese Jole Santelli, i presidenti che fanno capo a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia chiedono che il dpcm del 26 aprile cambi, che dia «la possibilità di applicare nei territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva». Una rivolta scritta nel nome del titolo V della Costituzione e direttamente ispirata — secondo il governo — da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, pronti a raccogliere la palla lanciata da Renzi e a lamentare un eccesso di dirigismo da parte del premier.

E mentre i criteri per la fase 2 dal 4 maggio potranno portare a nuove chiusure dopo le riaperture, il governo ha comunque accettato il criterio territoriale differenziato nelle riaperture:

«Dopo le prime due settimane della nuova fase — ha spiegato il ministro degli Affari regionali — varrà il principio meno contagi più aperture. E viceversa». I criteri li ha spiegati subito dopo il ministro Speranza: le regioni che avranno un indice R con 0 basso, uno scarso numero di nuovi positivi e una rete di assistenza attrezzata (servono i Covid hospital e gli alberghi per gli asintomatici) potranno allargare prima le maglie, concedendo quindi di riaprire anche a parrucchieri, estetisti, bar e ristoranti già il 18 maggio.

«Prima però non bisogna sottoporre il sistema a uno stress eccessivo», ha detto Boccia, che invierà già oggi una diffida a tutte le regioni che hanno emanato ordinanze meno restrittive del dpcm indicando esattamente i punti che vanno cambiati. Nelle tabelle pronte al ministero, sono nel mirino la Liguria, le province di Trento e Bolzano, l’Abruzzo, ma anche Puglia e Calabria. L’impugnativa al Tar o alla Consulta partirà solo davanti a un diniego, che nelle speranze del ministro non ci sarà perché a quel punto — davanti a nuovi casi — i governatori dovrebbero prendersi la responsabilità di non aver rispettato le indicazioni del governo. Rischiando così una valanga di pericolose cause civili.

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