Prima i soldi degli italiani: l’inchiesta de l’Espresso su Salvini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-26

L’Espresso punta il dito su una cerchia strettissima di persone tra cui anche la squadra di collaboratori di Luca Morisi, l’uomo che cura i profili social di Salvini. Milioni che escono dalla Lega, passano sui conti di società private da poco costituite, e finiscono nelle tasche di fedelissimi del vicepremier

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L’Espresso anticipa oggi un’inchiesta su Matteo Salvini e i soldi della Lega che sarà in edicola domenica. Nell’articolo di Giovanni Tizian e Stefano Vergine si racconta di più di tre milioni di euro usciti tra il 2016 e il 2018 dai conti del partito per finire nelle casse di piccole società riconducibili a uomini del Carroccio.

Prima i soldi degli italiani: l’inchiesta de l’Espresso su Salvini

Nell’inchiesta c’è anche la storia di una compravendita immobiliare attraverso la quale il denaro pubblico di una fondazione arriva a un’azienda della galassia leghista. E soprattutto, si nomina anche Luca Morisi, il Casaleggio di Salvini che ha pubblicato la foto con il mitra nei giorni scorsi.

Tutto comincia con i soldi dei sostenitori leghisti, milioni di euro donati per sostenere la causa del Capitano, che escono dalle casse della Lega per Salvini premier e della Lega nord per arrivare, dopo lunghi e complicati giri, sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini:

Gente come il tesoriere Giulio Centemero, i commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, tutti e tre con ruoli nell’amministrazione dei conti del partito e fondatori dell’associazione Più Voci, quella finanziata dal costruttore Luca Parnasi con 250 mila euro.

I soldi alle società dei leghisti

L’Espresso punta il dito su una cerchia strettissima di persone tra cui anche la squadra di collaboratori di Luca Morisi, l’uomo che cura i profili social di Salvini. Milioni che escono dalla Lega, passano sui conti di società private da poco costituite, e finiscono nelle tasche di fedelissimi del vicepremier.

Tutto questo mentre i conti correnti della Lega Nord erano nel mirino della magistratura, la truffa da 49 milioni di euro metteva a rischio la sostenibilità finanziaria del vecchio Carroccio, oggi invece al sicuro dopo l’accordo con la Procura di Genova che permetterà a Salvini di restituire il maltolto a rate in quasi 80 anni.

E poi c’è l’operazione immobiliare conclusa dalla Fondazione Lombardia Film Commission, che con soldi pubblici della Regione, all’epoca guidata da Roberto Maroni, ha acquistato per 800 mila euro un edificio in provincia di Milano, comprato pochi mesi prima dalla società Andromeda per 400 mila euro.

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