Pontida e l'apartheid dei parcheggi contro lesbiche ed extracomunitarie

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-09-13

In Lombardia i sindaci leghisti sono tornati a difendere la famiglia dall’assalto dell’ideologia gender e dall’invasione delle donne extracomunitarie. Perché altrimenti che Lega Nord sarebbe se per un giorno non discriminasse qualcuno?

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Il Comune di Pontida vuole essere il vero comune leghista. Sul mitico pratone sono passate orde di leghisti urlanti e bercianti con le loro camicie verdi e i loro elmi cornuti. E in attesa dell’arrivo dei partecipanti all’annuale ritrovo dei leghisti l’Amministrazione ha deciso di redigere un nuovo regolamento sui parcheggi riservati. A Pontida si è infatti deciso che le strisce rosa dei parcheggi riservati alle donne incinte o con bambini piccoli sono l’ultimo campo di battaglia per la difesa della famiglia naturale dall’assalto dell’ideologia Gender.

Pontida inaugura l’apartheid dei parcheggi

Niente di troppo strano nella regione che ha dato battaglia al Gender con i cartelli luminosi, facendo togliere libri “proibiti” dalle scuole e istituendo un inutile e costoso call center anti-gender voluto dall’assessora che considera l’Erasmus una fucina di pervertiti, drogati e omossessuali. Il Comune ha infatti fatto approvare un regolamento dove stabilisce quali sono le donne che hanno diritto a chiedere e ottenere il permesso ad utilizzare uno dei nuovi cinque parcheggi “rosa” del Comune. All’articolo uno del regolamento comunale per la disciplina della sosta nei parcheggi riservati alle donne gestanti e alle donne puerpere viene precisata la finalità del provvedimento: “promuovere il sostegno alle famiglie naturali, formate dall’unione di un uomo ed una donna a fini procreativi, nucleo fondante della società civile”.
pontida parcheggi rosa regolamento donne omosessuali extracomunitarie - 1
Si precisa poi all’articolo 2 che con “nucleo familiare naturale”  si intende una famiglia composta dall’unione di un uomo ed una donna a fini procreativi. Con tanti saluti alle coppie sterili, alle madri divorziate a quelle rimaste vedove o alle madri single. Donna invece è “un individuo umano di sesso femminile” e fin qui si potrebbe dire che c’è poco da eccepire ma attenzione perché a Pontida non tutte le donne sono uguali e godono di uguali diritti.
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L’articolo 4 individua infatti i soggetti aventi diritto. Vengono così escluse le donne che non appartengono ad un nucleo familiare naturale ovvero oltre alle categorie già citate anche le donne omosessuali, che sono il vero obiettivo di questa esclusione. Ma non basta perché bisogna essere cittadine italiane o di un paese membro dell’Unione Europea. Quindi una donna africana (ma anche una cittadina statunitense) anche se incinta non ha diritto ad ottenere il permesso. Fuori le negre e le lesbiche incinte da Pontida. E c’è da capire come faranno al Comune a distinguere una madre omosessuale da una eterosessuale. Forse pianificano l’introduzione di un patentino di eterosessualità, con tanto di prova finale? Le cose si complicano quando si tratta di cittadine non residenti a Pontida. In deroga al regolamento infatti anche le donne incinte che non hanno il permesso possono parcheggiare sulle strisce rosa “purché siano donne appartenenti a nuclei familiari naturali con cittadina italiana o di un paese membro dell’Unione Europea” a patto che il loro stato di gravidanza sia evidente. Per fortuna non è richiesto girare con un’ecografia in tasca.

Il Comune di Pontida discrimina le donne omosessuali e le donne extracomunitarie

Il regolamento probabilmente diventerà carta straccia non appena qualcuno farà notare in sede giudiziaria il chiaro intento discriminatorio. Per il momento è stato approvato dalla giunta comunale dove era stato presentato dall’assessore al Territorio, Ambiente ed Ecologia Emil Mazzoleni. Le opposizioni però promettono battaglia. Come ha dichiarato a BergamoNews Gionata Ghilardi, capogruppo di Viviamo Pontida: 

È una scelta inconcepibile e inaccettabile, non riesco quasi a trovare delle parole per esprimere il mio dissenso. Durante il consiglio comunale di sabato mi sono rivolto anche alle due donne della maggioranza, due ragazze che ancora non sono madri: ho chiesto come hanno potuto votare a favore di un provvedimento tanto discriminante per altre donne. In pratica con questa decisione qualcuno sostiene che a Pontida esistono delle donne di serie A e di serie B. Si può essere più cattivi?

Forse non è questione di essere cattivi: è questione di essere leghisti. Emil Mazzoleni ha fatto sapere al Giornale di Merate che «nel caso si verificasse un ricorso lo affronteremo in giudizio, eventualmente appellandoci all’articolo 29 della Costituzione». Secondo l’assessore leghista non si tratta di una discriminazione perché «si trattano situazioni diverse in modo diverso, salvaguardando il principio costituzionale di uguaglianza formale tra i cittadini. Non discriminiamo nessuno perché non togliamo diritti a nessuno, semplicemente aggiungiamo diritti ulteriori a una determinata formazione sociale che intendiamo promuovere e preservare».

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